Sul versante meridionale, il Picco di Vallandro si presenta come un enorme terrazzo, che sale a gradoni da Pratopiazza. Sul lato opposto, invece, esso rivolge alti dirupi verso la Val di Landro e belle pareti, dette Crepe di Valchiara, verso la Vallettina. La via normale, che lo affronta proprio da S, fu certamente percorsa da pastori e cacciatori fin da epoca remota ed è una gita turistica. Il percorso supera un dislivello di 848 metri, agevolato dal fatto che a Pratopiazza, dove sorgono due rifugi, due malghe e un Hotel, si sale anche in auto. Da sempre, il Picco costituisce anche una nota escursione scialpinistica, perché consente una lunga e divertente scivolata sugli aperti ed uniformi pendii che digradano dall’anticima.La prima ascensione con le pelli di foca ha settantasei anni. Fu compiuta dagli Accademici Federico Terschak e Giuseppe Degregorio con Silvio Manassero il 29 aprile 1934. I tre salirono a piedi da Carbonin, per la strada militare che nel 1937 fu sistemata e divenne una comoda carrozzabile, chiusa al traffico negli anni ’80 con l’istituzione del Parco Naturale di Fanes-Sennes-Braies. Quella che oggi è considerata solo più una “passeggiata” con gli sci, all’epoca fu riconosciuta come un’impresa, e di essa Degregorio lasciò un bel resoconto (“Con gli sci sul Picco di Vallandro”) nel libro “Cortina e le sue montagne”. Nelle pagine dell’Accademico, emerge la descrizione della visuale che si gode dalla vetta, e la rende così appetita dai camminatori: hohe Tauern, cime della Zillertal, Stubaital, Ötztal e vicino a noi Croda del Becco, Sas dla Crusc, Croda Rossa d’Ampezzo proprio di fronte, Tofane, Pelmo, Cima Undici, Punta dei Tre Scarperi. Se non per le qualità della normale, d’estate invero monotona, il Picco è raccomandabile per il panorama a tutto tondo, che ha ben scarsi concorrenti. In alta stagione, non ci si aspetti però di godersi la salita in solitudine! La prossima estate lo voglio rifare, dopo tanti anni.
1 commento:
Dai Ernesto, ci andiamo insieme allora! Alessandro
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