In un fortuito incontro con Carletto, compagno di avventure di montagna nei primi anni '70 che aveva letto il mio “Appunto di montagna” (sul Notiziario di Cortina) relativo alla salita del Col Rosà con il gatto nello zaino, della quale anche lui si ricordava bene, abbiamo constatato una cosa. Delle nostre scorribande (arrampicate sul Becco di Mezzodì, sulla Punta Fiames, sulla Torre Falzarego, sulle Cinque Torri; ferrate della Punta Fiames, Col Rosà, Sentiero Astaldi; escursioni sul Taburlo; esperimenti di palestra sul Sas Peron, a Colfiere, qualhe bella gita) abbiamo pochissime fotografie, magari fatte da altri. Quasi logico, perché a quei tempi macchine fotografiche non ne avevamo certamente (la prima che documentò buona parte delle domeniche in montagna l'acquistò mio fratello, mi sembra nell'80, mentre io lo seguii sette-otto anni più tardi). Peccato però, perché riandando con la memoria a quegli anni (“... oggi nulla è più come allora ...”, ha chiosato mestamente Carlo) abbiamo pochissime testimonianze iconografiche di ciò che facemmo in mezzo ai monti. Ho ribattuto che oggi, durante una domenica sulle crode, specie se in una zona o su una cima nuova, scatto non meno di 40 fotografie (“del resto, con la digitale...”); se il digitale dura negli anni come il cartaceo, fra un po' avrò migliaia di scatti che m'ingombrano il PC o qualche CD o chissà quale altra diavoleria. Sto documentando bene i miei cinquant'anni, lo feci molto meno nei beati venti, delle pazzie che combinammo con corde e moschettoni. Comunque, in questo blog inserisco un'immagine che mi ha regalato carletto, in cui compaio con lui e con Sandro in cima alla Punta Fiames, salita per la ferrata sotto una bufera di neve Lunedì di Pasqua 1974.
Nessun commento:
Posta un commento