Quattro vite spese a soccorrere gli altri in montagna spente da un incidente mentre in elicottero, in mezzo al maltempo, stavano sorvolando l'area di una frana sulle pendici del Cristallo, sopra Cortina d'Ampezzo. La tragedia è accaduta nel primo pomeriggio del 22 agosto. L'elicottero Ab1209 si era da pochi minuti alzato in volo dal piazzale del Suem, il servizio sanitario del 118, di Pieve di Cadore, diretto verso Rio Gere, dove un ampio fronte di terriccio aveva invaso la strada che conduce a Passo Tre Croci. A bordo c'erano il medico Fabrizio Spaziani, 46 anni, il pilota Dario De Felip, 49, Marco Zago, 42, assistente pilota e membro del soccorso alpino, e il tecnico del soccorso alpino, Stefano Da Forno, 40. Per Zago oggi pare fosse l'ultimo giorno di lavoro prima di passare ad un altro incarico. Solo l'inchiesta potrà dare una risposta certa sulle cause della caduta dell'elicottero, ma al momento l'ipotesi più probabile è quella che si sia abbassato, forse a causa del maltempo, e abbia toccato la linea di media tensione che passa nella zona. Alcuni testimoni hanno parlato di un cavo della tensione tranciato e di un blocco dell'erogazione dell'elettricità ad alcuni impianti. Tutti hanno indicato De Felip come un pilota molto esperto, come grande era l'esperienza delle altre tre persone in volo con lui. Spaziani era in servizio al 118 di Pieve di Cadore da molti anni e assieme agli "Scoiattoli" di Cortina aveva partecipato alla spedizione commemorativa sul K2 per i 50 anni dalla conquista. Sul luogo della tragedia in pochi minuti sono arrivati i carabinieri, squadre dei vigili del fuoco e del soccorso alpino, mentre nella sede del Suem la notizia della disgrazia ha gettato nel dolore tutti, e via via sono arrivati parenti e amici delle vittime. Il velivolo è finito in una zona particolarmente impervia.Operatori chiamati ogni giorno a prestare aiuto a escursionisti e alpinisti in difficoltà hanno dovuto recuperare i corpi «di quattro amici», come hanno detto i 500 tecnici del soccorso alpino bellunese. Le salme sono state portate all'ospedale Codivilla a Cortina. Sull'incidente sono state aperte due inchieste: una della Procura della Repubblica di Belluno, l'altra dall'Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo (Ansv). Quest'ultima, ha disposto l'invio di un team di esperti per ricostruire la dinamica ed individuare le possibili cause tecniche dell'incidente. Sotto accusa i cavi elettrici. «I cavi dell'alta tensione, come anche quelli delle funivie, vanno assolutamente segnalati. Mentre da terra sono ben riconoscibili contro il cielo, dall'alto sono praticamente invisibili»: lo dice Hans Unterthiner, membro dell'elisoccorso altoatesino che oggi è intervenuto sul luogo dell'incidente. «Quando siamo arrivati sul posto - racconta afflitto - non c'era più nulla da fare per i nostri colleghi. La scena era agghiacciante. L'elicottero ha con ogni probabilità toccato una linea dell'alta tensione, che in quel punto attraversa la valle, ed è precipitato da una altezza di circa 150 metri». Unterthiner, che fa parte della squadra del Pelikan 2 di Bressanone, punta il dito contro i cavi dell'alta tensione e delle funivie: «Sono la nostra grande paura durante gli interventi di elisoccorso. I cavi andrebbero segnalati con delle palle colorate, come già avviene in alcuni casi. Ma andrebbero anche segnalati sulle carte geografiche digitali che utilizziamo sull'elicottero. Purtroppo i gestori delle linee dell'alta tensione sono molti e anche il legislatore sembra poco interessato a risolvere il problema che interessa solo pochissime persone, ovvero noi dell'elisoccorso». (l'articolo è tratto dal Gazzettino del 23 agosto, che ringrazio). Una considerazione personale, senza valore per la spiegazione della disgrazia: 48 ore prima dello schianto, chi scrive transitava nello stesso luogo con il sole e il cielo sereno e rifletteva a come si trasformano le fiumane di ghiaia che scendono dal Cristallo, in caso di maltempo.
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