domenica 28 settembre 2008

Amedeo Girardi, albergatore e scalatore

Nel camposanto di Cortina, sulla lapide che commemora i cittadini benemeriti, compare anche il nome di Amedeo Girardi (1877-1933). Conduttore dell’Hotel Vittoria, alla fine del XIX secolo - mentre svolgeva gli studi ad Innsbruck – s’impegnò in politica a favore dell’irredentismo, cosa che nel paese natale non fu molto apprezzata. In questo momento, però, Girardi interessa poiché, tra le attività svolte nella sua non lunga vita, fu anche un discreto rocciatore. Nella cronaca dell’epoca d’oro dell’alpinismo ampezzano il suo nome appare, infatti, almeno tre volte. Il 17 VIII 1910, con il compagno Leopoldo Paolazzi e le guide Angelo Dibona e Celestino de Zanna (coetaneo del Girardi, dichiarato disperso in Russia nell’estate 1915), Amedeo portò a termine la prima salita assoluta dell’arditissimo Campanile Rosà, ad oriente del Colle omonimo. Alto un centinaio di metri, il torrione fu conquistato a prezzo di grandi sforzi e con l’impiego d’alcuni chiodi. In un giorno imprecisato d’ottobre del medesimo anno, l’albergatore si aggiudicò con le stesse guide la parete nord della Torre Grande d’Averau (Cima Nord): nella prima lunghezza, verticale ed esposta, la via presenta difficoltà di 5° grado, notevoli per l’epoca e superate senza l’uso di mezzi artificiali. Nel settembre dell’anno seguente, sempre con l’amico Dibona, a Girardi riuscì la prima ascensione di ambedue le guglie (Bassa e Alta, oggi molto frequentate) che costituiscono la Torre Quarta d’Averau. I due le scalarono per itinerari di difficoltà classiche. Altre notizie certificate sull’attività in montagna dell’albergatore Girardi per il momento non ne possiedo: certamente nel primo ventennio del secolo, florido di successi per l’alpinismo ampezzano, egli portò a termine altre imprese sulle cime di casa, contribuendo a valorizzare la storia locale e a far sì che il suo nome non fosse dimenticato.

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