Cronache, curiosità, racconti, recensioni, ricordi, segnalazioni e altro sulla Montagna, in primo luogo le Dolomiti d'Ampezzo, ma non soltanto quelle
martedì 9 febbraio 2010
E' morto Benito Saviane, alpinista alpagoto
lunedì 8 febbraio 2010
Idee per il futuro.
Venanzio Zardini, detto "de ra morte".
sabato 6 febbraio 2010
Passione
ascensioni di varia difficoltà, ed oggi rientrata nei binari di un alpinismo tranquillo, spesso
di esplorazione anche fuori dai confini dolomitici e comunque teso preferibilmente verso
uoghi appartati e il più possibile privi della banalizzazione che purtroppo colpisce tanta
parte della montagna, ha oltre quarant'anni. Ne devo il merito principale ai miei genitori,
con i quali respirai l'aria sottile dell'altezza fin da piccolo, sperimentando già a nove anni il
brivido delle vie ferrate e la gioia del dormire in rifugio; e poi agli amici dell'adolescenza,
con i quali improvvisammo esperimenti alpinistici sorretti da tanto entusiasmo e un po' di
ncoscienza; e poi ancora alla compagnia dei trent'anni, con la quale battemmo tante vette
dolomitiche, ma anche nevose e ghiacciate sulle Alpi Aurine, Ortles, Cevedale e nella vicina
Austria. E oggi continuo la ricerca, condividendo con mia moglie la riscoperta di molti
tinerari già percorsi e l'avventura su nuove cime, anche vicine a casa, ma che ancora non
conoscevo perché un tempo “erano troppo brevi o troppo facili da raggiungere”. Un
percorso più che normale, animato sempre dalla passione, la voglia di conoscere, stare
bene su una cima, in mezzo ad un bosco, steso su un prato, appeso a qualche roccia. Un
percorso di conoscenza continua che non è finito né spero finirà, ancora per lungo tempo.
martedì 2 febbraio 2010
Macchine fotografiche
In un fortuito incontro con Carletto, compagno di avventure di montagna nei primi anni '70 che aveva letto il mio “Appunto di montagna” (sul Notiziario di Cortina) relativo alla salita del Col Rosà con il gatto nello zaino, della quale anche lui si ricordava bene, abbiamo constatato una cosa. Delle nostre scorribande (arrampicate sul Becco di Mezzodì, sulla Punta Fiames, sulla Torre Falzarego, sulle Cinque Torri; ferrate della Punta Fiames, Col Rosà, Sentiero Astaldi; escursioni sul Taburlo; esperimenti di palestra sul Sas Peron, a Colfiere, qualhe bella gita) abbiamo pochissime fotografie, magari fatte da altri. Quasi logico, perché a quei tempi macchine fotografiche non ne avevamo certamente (la prima che documentò buona parte delle domeniche in montagna l'acquistò mio fratello, mi sembra nell'80, mentre io lo seguii sette-otto anni più tardi). Peccato però, perché riandando con la memoria a quegli anni (“... oggi nulla è più come allora ...”, ha chiosato mestamente Carlo) abbiamo pochissime testimonianze iconografiche di ciò che facemmo in mezzo ai monti. Ho ribattuto che oggi, durante una domenica sulle crode, specie se in una zona o su una cima nuova, scatto non meno di 40 fotografie (“del resto, con la digitale...”); se il digitale dura negli anni come il cartaceo, fra un po' avrò migliaia di scatti che m'ingombrano il PC o qualche CD o chissà quale altra diavoleria. Sto documentando bene i miei cinquant'anni, lo feci molto meno nei beati venti, delle pazzie che combinammo con corde e moschettoni. Comunque, in questo blog inserisco un'immagine che mi ha regalato carletto, in cui compaio con lui e con Sandro in cima alla Punta Fiames, salita per la ferrata sotto una bufera di neve Lunedì di Pasqua 1974.
venerdì 22 gennaio 2010
Una storia di 134 anni fa: come Sandro da Meleres conquistò la Punta Nera
Qualche considerazione sulla toponomastica ampezzana, in ampezzano. E' una sfida ai lettori!
Briciole (importanti) di storia di Cortina: i primi rifugi alpini
2) Sachsendankhütte (Rifugio del ringraziamento del Sassone), in vetta al monte Nuvolau. Inaugurato l’11 agosto 1883, di proprietà della Sezione Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco; venne pesantemente danneggiato nel 1915, fu ricostruito nel 1930 e affidato alla Sezione CAI Cortina, che lo gestisce tuttora;
3) Tofanahütte (Rifugio Tofana) in Forcella Fontananegra, Tofane. Inaugurato il 16 agosto 1886, di proprietà della Sezione Ampezzo del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Il 5 settembre 1921 fu inaugurato nei pressi il Rifugio Generale Antonio Cantore, ricavato da una caserma italiana e affidato alla Sezione CAI Cortina. Negli anni Settanta del '900, il Cantore fu abbandonato e sostituito dal Rifugio Camillo Giussani, anch'esso affidato al CAI Cortina, che lo gestisce tuttora. Nel 1994 il Rifugio Tofana è stato attrezzato come bivacco invernale;
4) Pfalzgauhütte (Rifugio Pfalzgau) al Lago del Sorapis. Inaugurato nel 1891, di proprietà della Sektion Pfalzgau del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Venne distrutto da una valanga e ricostruito, nel 1924 passò come preda di guerra alla Sezione CAI Venezia e fu ribattezzato Rifugio Cesare Luigi Luzzatti. Distrutto nel 1959 da un incendio, fu ricostruito e inaugurato nel 1966 come Rifugio Alfonso Vandelli, sempre affidato alla Sezione CAI Venezia;
5) Barbariahütte (Riugio Barbaria) al Lago di Federa. Costruito nel 1901 dalla guida alpina Giovanni Barbaria (1850-1939), venduto nel 1905 alla Sektion Reichenberg del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Nel 1919 passò come Rifugio Croda da Lago alla Sezione CAI Cortina, che lo gestisce tuttora. Dal 1947 fu intitolato alla memoria di Gianni Palmieri, ed è stato ribattezzato Rifugio Croda da Lago – Gianni Palmieri;
6) Rifugio (già Albergo) Cinque Torri alle Torri d’Averau. Costruito nel 1904 da privati (Colli e i fratelli Manaigo), parzialmente danneggiato durante la Grande Guerra. Gestito da varie ditte fino al 1937, quando fu rilevato dalla famiglia Alberti Lelo, che lo gestisce tuttora;
7) Egerhütte (Riugio Eger) alla Croda del Beco. Inaugurato nel 1907, di proprietà della Sektion Eger del Club Alpino Tedesco-Austriaco. Parzialmente danneggiato durante la Grande Guerra, fu riaperto nel 1926 come Rifugio Biella e affidato alla Sezione CAI Biella. Nel 1947 passò alla Sezione CAI Treviso, che lo gestisce tuttora;
8) (Viktor Wolf) Von Glanvellhütte in Val Travenanzes. Costruito nel 1907 dalla Sektion Dresden del Club Alpino Tedesco-Austriaco e dedicato alla memoria di un pioniere dell'alpinismo dolomitico, fu distrutto l’1 agosto 1915 e non venne più ricostruito.