sabato 1 agosto 2009

Oggi lo spigolo del Sas de Stria compie 70 anni

Nelle nostre avventure in montagna sceglievamo spesso lo spigolo sud-est del Sas de Stria, sull'appuntita cima che domina il Passo Falzarego. Lo via sullo spigolo compie proprio oggi 70 anni. Aperta l'1/8/1939 da Luigi Colbertaldo e Lorenzo Pezzotti di Vicenza, segue lo spigolo fino al salto finale, dove s'innesta in un itinerario meno impegnativo di Von Saar (1908), e per esso esce in cima. Sicura per la presenza di numerosi chiodi fissi, la via Colbertaldo è molto frequentata, specialmente nelle mezze stagioni da scuole di roccia e scalatori in allenamento. Per giungere all'attacco bastano venti minuti dalla strada del Passo Valparola, e per scendere si segue la “via normale”, un sentiero senza quasi difficoltà. Dal 1977 (quando lo salii per il mio 19° compleanno) al 1993, ho scalato lo spigolo almeno una dozzian di volte, con gioia e assaporando una classica delle Dolomiti, che offre situazioni diverse su roccia compatta in un ambiente superbo. Nel 1987, colto da un malore misterioso, feci un volo lungo la via che avrebbe potuto avere gravi conseguenze, e invece mi costò solo un grosso livido e un paio di pantaloni da buttare. Nel 1993 vi condussi un amico che penso non avesse mai arrampicato. Giunti in vetta, ero convinto che - vista la bella giornata e la salita rilassata - l'amico fosse contento, e mi aspettavo un apprezzamento sulla via che avevo voluto fargli conoscere. Con aria di sufficienza, invece, brontolò che una scalata con cui si raggiunge una cima dove la massa sale a piedi spesso in scarpe da tennis, spesso pranza schiamazzando e magari si lascia dietro rifiuti, per lui non aveva gran senso. Forse anche un po’ rattristato da questa risposta, da allora non ho più salito lo spigolo del Sas de Stria!

venerdì 31 luglio 2009

Una domenica di settembre in mezzo al vento e alle nuvole, mentre minacciava la pioggia

Una grigia domenica di settembre del 2008, siamo tornati su una cima dove, in effetti, gli escursionisti sono rari. È il Monte Popena, storica palestra di roccia di Misurina inaugurata nell'estate del '26 da Casara e ancora oggi praticata, per gli itinerari di ogni difficoltà che offre. L'accesso si risolve in una scarpinata lungo una mulattiera di guerra: 480 m. di dislivello, che richiedono un’ora e mezzo dall'automobile. Da Misurina ci s'interna in un bosco accidentato e tranquillo, salendo verso un ghiaione. Qui il sentiero diventa più ripido e franoso, sfiora le rocce, lascia a sinistra la slanciata Guglia Giuliana e per un bel canale erboso esce sullo schienale della cima. Provvidenziali ometti orientano in mezzo ai mughi fitti, e con essi si raggiunge il culmine, che domina il lago e le cime del sottogruppo del Piz Popena. Su tutte, magnifico, il Cristallino. Le vie del Popena finiscono sul bordo della parete che guarda Misurina, e a chi arrampica di solito preme scendere subito a valle, più che attardarsi su una vetta “da capre”. Sulla cima c’è una rudimentale croce, di solito l'altopiano sommitale riceve tanto sole, ed è bello soffermarvisi godendo di una pace esclusiva. Sul Popena, i cacciatori e i pastori di Auronzo salirono certamente in tempi antichi: è strano che la parete sia stata attaccata solo nel 1926 dal vulcanico Casara, che superò lo stretto camino all’estrema sinistra. Su quelle rocce gialle e grigie si sono cimentati negli anni Mazzorana, i lecchesi, Alverà e Apollonio, Lacedelli e Lorenzi, Molin, Cipriani. Oggi lo spazio roccioso per altre scoperte si è ristretto al minimo e la montagna è stata quasi retrocessa a falesia. L'anno scorso la giornata era grigia e fredda, e in cima sostammo solo un quarto d'ora in mezzo al vento e alle nuvole, mentre minacciava la pioggia, "nel silenzio più teso".

lunedì 27 luglio 2009

Proposta per conoscere una chiesetta isolata e silenziosa

40 km a nord di Cortina c'è una chiesetta; se non è la più alta del Sudtirolo, è posta comunque molto in alto, e merita una visita da chi ama camminare in luoghi silenziosi. È San Silvestro in Monte, a 1912 m d'altezza sulle pendici dello Strickberg, fra Dobbiaco e San Candido. L'ubicazione di questo santuario lungo la boscosa Val San Silvestro, che da Dobbiaco sale al crinale di confine, è stata riconosciuta dagli archeologi come un bastione preistorico. Non è escluso che la chiesa possa essere stata costruita su un luogo sacrificale di pastori pretedeschi. San Silvestro in Monte sorse intorno al 1150; ampliata nel 1440, fu riconsacrata nel 1441 e dotata di indulgenze nel 1455 dal cardinal Cusano. La costruzione, con il campaniletto a lato della facciata, è pittorescamente aggrappata ad un erto colle boscoso, e si raggiunge in mezz'ora da Malga San Silvestro, posta a 1820 m nel centro di un vasto alpeggio, alla quale si sale a sua volta dal parcheggio 4 km a nord di Dobbiaco con una piacevole camminata di un'ora e mezzo. La tecnica costruttiva protoromanica è conservata in questa chiesetta con esemplare purezza. Il ciclo pittorico di scuola brissinese - forse del "Meister von Klerant" – fu dipinto nel 1450-1460. Sull'intradosso dell'arco del coro appaiono i Santi Pietro e Paolo, Ingenuino e Alboino, mentre sull'estradosso alcuni angeli reggono il sudario: l'abside è ricoperta di interessanti affreschi. Nel 1786 Giuseppe II fece sconsacrare San Silvestro, poi abbandonata per oltre un secolo. Nel 1898 fu ripristinata ed il pittore Alfons Siber di Hall, non solo restaurò gli affreschi ma li completò magistralmente, tanto che nei restauri del 1986 spesso non si è potuto distinguere quanto apparteneva allo strato pittorico originario e quanto invece fu dipinto da Siber. Nel 2003 la chiesetta è stata nuovamente restaurata ed ora può essere meta di una rilassante camminata nei boschi della Valle: l'ambiente è poco frequentato, rilassante, meditativo.