venerdì 9 aprile 2010

Aggiornamento della Guida delle "Dolomiti Orientali" di Antonio Berti - III

Perdura una discordanza anche nella salita della Torre Lusy, una delle cime della Torre Seconda d’Averau. Nella Rivista del CAI del 1914, Marino Lusy affermò di aver salito la torre – dedicatagli dalle guide ampezzane – l'1/8/1913, ma non con Zaccaria Pompanin, bensì con Bortolo Barbaria. In calce, poi, alla relazione della via “Miriam” sulla Torre Grande, Berti cita una variante di Angelo Dibona con ignoto del luglio 1928. La variante sarebbe lunga 50 metri e conterebbe anche alcune ripetizioni. Nonostante l’attento spoglio del libro di vetta, però, nel 1928 non si trovano salite di Dibona. Angelo salì la “Miriam” varie volte nel periodo: ammesso che alcune ascensioni siano sfuggite, giacché nel libro mancano tre stagioni e molte firme sono illeggibili, nel luglio 1928 non c’è traccia di quanto riporta Berti. La questione ha scarso rilievo, ma dimostra che per la sua guida, neppure Berti riuscì a consultare tutte le fonti disponibili, e dovette ricorrere spesso a dati non certi. Sempre dal libro della Grande: la “Diretta Dimai” sulla parete sud-est, prima via di VI sulle Torri, fu aperta da Giuseppe Dimai, Celso Degasper, Angelo Verzi e Giuseppe Ghedina, non nell’agosto 1933 come indica il “Berti”, ma il 16/7/1934. Il 23 settembre di quell’anno, Luigi Franceschi ed Emilio Siorpaes furono i primi ripetitori, mentre la prima solitaria spettò ad Ettore Costantini, l'1/10/1944. Passando poi al Becco di Mezzodì, non è esatto che la prima salita del Camino Barbaria sulla parete nord, attribuita a Francesco Berti, Ludovico Miari, Bortolo Barbaria e Giuseppe Menardi, sia avvenuta il 2/9/1908: essa fu compiuta il 19 agosto di quell’anno, mentre la seconda salita della via, il 31/7/1909, spettò alle sorelle von Eötvös con Antonio Dimai e Agostino Verzi. Il “Camino Haupt-Lömpel”, infine, aperto sulla medesima parete da Gabriel Haupt e Karl Lömpel “nell’estate 1912” secondo Berti, fu salito esattamente il 15 agosto di quell’anno.

domenica 4 aprile 2010

Aggiornamento della Guida delle "Dolomiti Orientali" di Antonio Berti - II parte

Un’imprecisione, che perdura dalla prima edizione della Guida Berti ed è stata ripresa anche in da altre pubblicazioni, riguarda la prima salita della parete NW della Croda Rotta, cima minore e disertata delle Marmarole che fu la penultima via nuova sulle Dolomiti delle nobili ungheresi Ilona e Rolanda von Eőtvős. Le sorelle salirono la parete in un giorno imprecisato del settembre 1910, con Antonio Dimai, Agostino Verzi, Serafino “e Giovanni” Siorpaes. La citazione è verosimile per Serafino Siorpaes, guida dal 1901 al 1929, ma non per Giovanni Cesare, secondo figlio del grande Santo, nato nel 1869 e guida dal 1890. All’epoca dell’ascensione della Croda Rotta da parte delle ungheresi, infatti, “Jan de Santo” se n’era già andato da diciassette mesi, per un imponderabile quanto tragico incidente accadutogli davanti al suo albergo a Cimabanche.
Dal diario di Giorgio Brunner “Un uomo va sui monti”, traggo altri dati che rettificano due affermazioni inesatte del Berti. Secondo la Guida, infatti, la prima salita invernale della Zesta, marcata elevazione della “diramazione ampezzana” del Sorapis, fu eseguita da Brunner per la via normale da N, il 7/2/1942. Nel suo diario invece, l’alpinista dichiara di non essere stato solo, come nella prima invernale sulla vicina Punta Nera (27/2/1941) ma con la consorte Massimina e il cognato Mauro Botteri. Per inciso, la palma di prima invernale solitaria della Zesta potrebbe spettare ad Ario Sciolari, guida che vi salì il 5/1/1995 (la notizia è sul libro di vetta). Reputando invernali solo le vie compiute fra il 21 dicembre ed il 21 marzo, Brunner rivendica infine come prima invernale della Punta del Sorapis la sua, compiuta con l’amico Ovidio Opiglia il 17/3/1938, smentendo così il tenente Pietro Paoletti, che raggiunse la Punta con le guide di San Vito Arcangelo e Giuseppe Pordon da Masarié “in condizioni invernali”, il 26/11/1881.