giovedì 3 settembre 2009

Punta Primavera, omaggio a Cortina di Gabriele Franceschini.

Sfogliando la guida delle Dolomiti Orientali di Antonio Berti (edizione 1971), rilevo che la guida Gabriele Franceschini, appena scomparso, "conquistò" una cima anche nel circondario di Cortina. Giusto cinquant'anni fa, infatti, il 24 maggio 1959, la guida scalò e battezzò con il giovane feltrino Enrico Bertoldin la Punta Primavera, un dente roccioso isolato ai piedi del Piccolo Lagazuoi. I due giunsero in vetta salendo una via nuova con 25 metri di VI (forse uno dei più duri tratti aperti dal primierotto) e scesero per due tracciati autonomi. La Punta Primavera si vede bene, stagliata sul profilo del Piccolo Lagazuoi, ma penso che non interessi i rocciatori odierni, Mi fa comunque piacere che a questa guglia misconosciuta resti legato il nome di un alpinista scomparso, che frequentò anche le crode di Cortina e vi lasciò autorevoli tracce.

mercoledì 2 settembre 2009

E' scomparso Gabriele Franceschini, la guida alpina delle Pale

L'altro ieri è scomparso a 87 anni Gabriele Franceschini, storica guida alpina delle Pale di San Martino, sulle quali aprì un centinaio di vie nuove e scrisse diversi volumi escursionistici e alpinistici. Era noto principalmente per essere stato per numerose stagioni la guida di Dino Buzzati, che accompagnò in tutte le Dolomiti e al quale dedicò numerosi scritti. Franceschini arrampicò, fra l'altro, anche con il Re Leopoldo di Brabante, e nel 1986 pubblicò presso Nuovi Sentieri Editore la sua autobiografia alpinistica "Vita breve di roccia". Ebbi modo di conoscere Gabriele, un personaggio piuttosto particolare, nel settembre 1997, nella sua casa di Transacqua in Primiero. Là, in mezzo a carte, libri e ricordi, ci accolse volentieri insieme con il compianto amico Andrea Angelini, e trascorremmo alcune ore parlando di montagne, di uomini, di vie. Non ho ripetuto alcuna delle sue vie di roccia, ma in una grigia giornata autunnale di una dozzina d'anni fa ho salito il suggestivo sentiero attrezzato che si snoda tra i pinnacoli del Cimerlo, realizzato da Franceschini in memoria di Dino Buzzati. Quella malinconica escursione - oltre alla chiacchierata nel disordinato salotto in cuici accolse - mi fa piacere conservarla come suo ricordo.

martedì 1 settembre 2009

Spigolo Jori sulla Punta Fiames: un secolo ... e non sentirlo!

Chissà se chi ha ripetuto nell'agosto appena trascorso lo spigolo Jori-Broske sulla Punta Fiames sapeva che il giorno 19 la via ha toccato un importante traguardo: le prime 100 candeline, essendo stata tracciata da Francesco Jori, guida alpina di Canazei, con Kathe Broske il 19.8.1909. La via è ancora oggi uno degli itinerari più interessanti e ripetuti della zona che circonda Cortina. Sale l’evidente spigolo sud-est della Fiames con bella arrampicata aerea, spesso in fessura, attaccando dalla cengia a metà parete, che si raggiunge lungo la via Dimai-Heath-Verzi (III+); è anche possibile iniziare lo spigolo dal basso lungo la variante Gilberti-Castiglioni del 1930, più diretta (e impegnativa, IV+) del tracciato parallelo. Data l’esposizione al sole, come le altre vie della parete, si presta ad essere percorsa ad inizio stagione e nelle belle giornate autunnali. Per ulteriori notizie sul percorso storico di questo itinerario alpinistico dolomitico, rimando i lettori al mio articolo "Spigolo Jori della Punta Fiames: 100 candeline", comparso sul numero estivo della "Rivista Cortina".

Massimo Da Pozzo ha firmato una nuova via moderna sui Lastoi del Formin.

Una nuova via alpinistica è stata aperta di recente dall'infaticabile Massimo Da Pozzo sul versante nord-ovest dei Lastoi del Formin, divenuti un punto di riferimento per l'arrampicata moderna sulle Dolomiti Ampezzane. A causa delle condizioni metereologiche sfavorevoli, ben tre amici, in periodi diversi, si sono legati con Massimo per la realizzazione dell'itinerario: sono tre suoi colleghi, e precisamente Ivan Romanin, Bruno Sartorelli e Danilo Serafini. Le 8 lunghezze necessarie per giungere in vetta ai Lastoi (300 m. di sviluppo) si svolgono su roccia molto solida, e nei tiri più duri la continuità delle difficoltà fa il grado, che raggiunge il 7b. La via è stata completamente attrezzata a spit, ma un paio di friends di misura media possono essere utili. Massimo Da Pozzo ha dedicato la sua nuova creazione, che inizia pochi metri a destra della via Spiderman, alla figlioletta Zoe.

lunedì 31 agosto 2009

"Marmarole 2009", un'interessante serata alpinistica, a cavallo fra la storia e l'emozioni del presente

Le Marmarole rivivono nelle parole degli alpinisti che le hanno scoperte e frequentate. Sono delle Dolomiti discrete, un po' appartate, poco corteggiate. Eppure contano sessanta cime, hanno un perimetro di 85 chilometri, sono poste al centro del Cadore: ne hanno di storie da raccontare; ne avranno sempre di nuove se l'uomo-alpinista-cacciatore saprà percorrerle con rispetto, salvarle dalla banalizzazione, tutelarne le grandi specificità.
A San Vito sono state le protagoniste di una serata (il 28 agosto scorso, n.d.r.), che i rocciatori "Caprioli" sanvitesi e "Ragni" di Pieve, guidati da Bepi Casagrande, hanno reso intensa di emozioni e di ricordi. Sono state poste al centro di un racconto cominciato più di un secolo fa; giudicate «discrete» e «gentili» (anche il Carducci se ne occupò nell’ode "Cadore" e le definì «palagio di sogni» ed «eliso di spiriti e di fate») non sfigurano certo di fronte ai colossi più celebri e rivendicano un ruolo esclusivo, autorevole e degno: Ernesto Majoni, con una narrazione sciolta e documentata, ha tolto la polvere ad eventi lontani, richiamando personaggi e vicende legate alla storia della montagna.
«Dobbiamo guardare al passato per costruire il futuro» ha detto il presidente del Cai sanvitese, Renato Belli, cui ha fatto seguito Massimo Casagrande, il collega di Auronzo. «Sì - ha aggiunto quest’ultimo - un futuro che ci veda tutti uniti a lavorare per la tutela di un ecosistema delicato e prezioso».
Commovente la testimonianza di due rocciatori sanvitesi della prima ora, Gianni Palatini e Giulio De Lucia: «Dopo la guerra eravamo tutti poveri e la frequentazione alpinistica della montagna ci faceva sentire protetti e tutelati, impegnati come eravamo in una sorta di riscatto anche sociale» (l'articolo è di Bortolo De Vido, ed è apparso su Il Gazzettino il 30.8.2009).

Passione.

La passione maturata per la montagna, espressasi nei decenni in escursioni e ascensioni di varia difficoltà, e oggi rientrata nei binari di un alpinismo tranquillo, spesso di esplorazione anche fuori dai confini dolomitici e comunque preferibilmente indirizzato a luoghi appartati e il più possibile alieni dalla banalizzazione che purtroppo colpisce tante montagne, ha ormai quarant'anni. Devo il merito principale ai miei genitori, con i quali respirai l'aria sottile fin da piccolo, sperimentando già a nove anni il brivido delle vie ferrate e la gioia del dormire in un rifugio; poi agli amici dell'adolescenza, con i quali improvvisammo esperimenti alpinistici sempre ben riusciti, sorretti da tanto entusiasmo e un po' di incoscienza; e poi ancora alla compagnia dei trent'anni, con la quale battemmo tante grandi vette dolomitiche, ma anche cime nevose e ghiacciate sulle Vedrette di Ries, Alpi Aurine, Ortles, Cevedale e nel vicino Tirolo. E oggi continuo la ricerca, condividendo con Iside la riscoperta di molti itinerari già percorsi e l'avventura su nuove cime, anche vicine a casa, che ancora non conoscevo perché un tempo raggiungerle mi sembrava “troppo breve o troppo facile”. Un percorso più che normale, animato sempre da grande passione, curiosità, desiderio di stare bene su una vetta, girovagando in mezzo ad un bosco, steso su un prato, appeso a qualche roccia. Un percorso di conoscenza continua che non è finito né finirà, spero, ancora per tutto il tempo che sarà possibile.