lunedì 21 luglio 2008

Un ricordo di Alo, Vecio e Zesta

Se fossero ancora tra noi, avrebbero 87 anni. Sto parlando dei giovani ampezzani dai quali, il 1° luglio 1939, scaturì l’idea di fondare la “Società Rocciatori Sciatori Scoiattolo”, oggi nota come “Scoiattoli di Cortina”. I tre ragazzi del 1921 che nell’ultima estate d’anteguerra, sfidando la diffidenza delle guide, ruppero gli schemi e si riunirono in un nuovo gruppo, erano: Angelo Bernardi Agnel detto Alo; Ettore Costantini Cuzo detto Vecio e Mario Zardini Zesta. Alo, che ricordo con piacere di aver intervistato per la RAI3 nell’autunno 1998, lasciò presto la roccia per dedicarsi all’hockey, al lavoro e alla famiglia: è scomparso, ultimo della cordata, nel settembre 2000. Il Vecio continuò con successo la carriera alpinistica, divenendo guida nel ‘46 ed esercitando la professione fino agli anni ’70. Non ha fatto purtroppo in tempo a festeggiare con gli altri il sessantesimo della Società, essendo scomparso nel giugno ‘98. Lo aveva preceduto di tre anni il Zesta, attivo nella Società per un breve periodo e protagonista della 100^ ripetizione della Via Miriam sullaTorre Grande d'Averau, nel 1940. Ai fondatori si aggregarono subito molti amici, alcuni dei quali sono ancora viventi, talché nel primo periodo la Società contava oltre tre dozzine di soci, che si dedicarono alla meticolosa esplorazione dei monti d’Ampezzo, risolvendo svariati problemi alpinistici. Simbolo monumentale del primo decennio del sodalizio è senz’altro il Pilastro de Rozes, salito per la parete sud-est dal Vecio e Romano Apollonio Nano il 14-15 luglio 1944: 21 ore d’arrampicata, 105 chiodi piantati per superare cinquecento metri di parete di VI+, che hanno costituito, e costituiscono ancora, un banco di prova per almeno tre generazioni di arrampicatori. Mi è gradito, accomunandoli con tutti gli altri scomparsi, ricordare in quest'occasione i tre fondatori del Gruppo Scoiattoli. Sicuramente essi gradirebbero festeggiare il loro 87° compleanno tutti insieme, magari sulla terrazza del Rifugio a loro intitolato, ammirando il tramonto sulle Cinque Torri, che li videro nascere e spiccare il volo verso le grandi montagne.

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