Ricorre oggi il centenario della scomparsa di un protagonista della storia alpinistica ampezzana fra il 19° e il 20° secolo, Pietro Antonio Dimai Deo, più noto a Cortina come Piero de Jènzio. Intento di queste righe è ricordare la bella figura di un pioniere della montagna, al quale sono attribuite 12 vie nuove, 2 prime invernali e molte ascensioni su tutte le Dolomiti. Piero era nato a Chiave, ai piedi del Pomagagnon, l’8 settembre 1855 da Fulgenzio "Deo" e Maria Francesca Apollonio, in una casa dalla quale uscirono sette guide. Il padre e lo zio Angelo, consacrati da Paul Grohmann, furono fra gli antesignani della scoperta dei nostri monti e il 28 settembre 1864 guidarono il viennese sulla Marmolada di Penia. Furono guide anche Arcangelo (dal 1877) e il fratello Antonio (dal 1888), figli di Angelo, Angelo (dal 1922) e Giuseppe (dal 1925), figli di Antonio. Pietro viene autorizzato ad esercitare la professione nel 1874, primo ampezzano a conseguire il traguardo prima dei vent'anni. Con il padre, lo zio, il cugino, Santo Siorpaes (suo futuro suocero), Alessandro Lacedelli, Giuseppe Ghedina, Angelo Menardi e Angelo Zangiacomi (manca Giovanni Barbaria, patentato nel 1875), compare nel primo elenco delle guide alpine d’Ampezzo, pubblicato il 1° marzo 1876. Grohmann però lo aveva ritenuto degno d’attenzione già da tempo: “Devo ricordare i figli di Angelo e di Fulgenzio Dimai e cioè Arcangelo e Pietro Dimai, due bravi giovani. Penso che soprattutto il primo potrà diventare una guida eccellente”. Lavorò in montagna fino al 21 settembre 1907, poco prima della scomparsa, avvenuta a cinquantadue anni per una polmonite fulminante. Riscosse numerosi successi, e oggi il suo nome rimane scolpito nella storia delle Dolomiti.
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