Ernesto Majoni, Da John Ball al 7° grado. Note di storia alpinistica del Pelmo, a 150 anni dalla prima ascensione, CAI San Vito di Cadore, Cortina d’Ampezzo - Tipolitografia Print House s.n.c., giugno 2007, pp. 108 con oltre 100 f.t. e disegni, € 15,00.
È lo stesso Ernesto Majoni, alla fine del libro, a definire il suo lavoro un “lungo excursus attraverso un secolo e mezzo di grandi e piccoli fatti legati al colosso dolomitico…”; ed è proprio così: un’appassionata rassegna della storia alpinistica del “Caregon del Padreterno”, il Pelmo, una fra le cime certamente più spettacolari ed affascinanti delle Dolomiti Bellunesi e forse anche di tutte le Dolomiti Orientali, rivisitata dallo sguardo di un esperto, storico della montagna, oltre che conoscitore e alpinista lui stesso.
L’occasione della pubblicazione è una celebrazione importante per la storia della frequentazione e della valorizzazione dell’ambiente alpino e dolomitico: il 150° anniversario dalla prima salita ufficiale sul monte Pelmo, effettuata nel settembre del 1857 dall’alpinista John Ball, un personaggio appartenente all’alta borghesia irlandese, entusiasta esploratore delle Alpi, studioso, intellettuale, autore di diversi resoconti di viaggio, uno fra i primi grandi scalatori stranieri a compiere ascese ufficiali alle cime delle nostre Dolomiti. Il volume s’inserisce, infatti, all’interno di una serie d’iniziative promosse da alcune istituzioni locali per ricordare tale avvenimento.
Per cogliere una volta di più il valore di questa pubblicazione, vale la pena considerare la riflessione che l’autore porta all’attenzione del lettore proprio nell’introduzione: “…Dopo Antonio Berti, dopo Angiolo Sperti, dopo Giovanni Angelici, parlare del Pelmo e descriverne la superba struttura, illustrarne la poesia e la maestà, sarebbe presunzione…” (Aldo Depoli, 1965). Molto è, infatti, stato scritto sulla grande montagna che unisce, attorno a sé, le genti della valle del Boite, della valle di Zoldo e della val Fiorentina; lo scritto di Giovanni Angelini “Pelmo d’altri tempi” (Nuovi Sentieri, 1987) risulta poi costituire un’autentica “Bibbia”, fonte indispensabile cui attingere per raccogliere notizie sul vissuto delle genti che hanno abitato attorno a questa montagna e su coloro che la hanno esplorata in senso alpinistico.
Ernesto Majoni, nel ripercorrerne la storia, cita con rigore e puntualità tale fonte preziosa e, nelle ripetute riprese dal testo, sembra quasi voler rendere un elegante omaggio alla serietà del lavoro compiuto da Giovanni Angelini, con meticolosità e passione. È l’atteggiamento che si riesce a cogliere anche dietro l’elaborazione di questo libro, a partire dalla messa a punto del significato etimologico del nome Pelmo, per passare poi in rassegna eventi, personaggi noti e meno noti, raccontati dalla penna di alcuni fra i principali studiosi che hanno ricostruito le vicende passate di questa montagna. Ernesto Majoni ripercorre la storia in tono quasi interlocutorio, dialoga con chi racconta, riflette e indaga una volta ancora sul senso di un andare per montagne che ormai non esiste più, fino a toccare i giorni nostri.
Senza dubbio il volume si presenta in una veste grafica dal tono raffinato, con le immagini dalle tonalità volutamente invecchiate e l’impianto del testo impaginato ad arte; il risultato è quello di offrire al lettore un lavoro di una certa eleganza, importante, all’altezza della montagna cui è dedicato, regale ed imponente, come un tempo, così ancora oggi.
Alessandra Cason
È lo stesso Ernesto Majoni, alla fine del libro, a definire il suo lavoro un “lungo excursus attraverso un secolo e mezzo di grandi e piccoli fatti legati al colosso dolomitico…”; ed è proprio così: un’appassionata rassegna della storia alpinistica del “Caregon del Padreterno”, il Pelmo, una fra le cime certamente più spettacolari ed affascinanti delle Dolomiti Bellunesi e forse anche di tutte le Dolomiti Orientali, rivisitata dallo sguardo di un esperto, storico della montagna, oltre che conoscitore e alpinista lui stesso.
L’occasione della pubblicazione è una celebrazione importante per la storia della frequentazione e della valorizzazione dell’ambiente alpino e dolomitico: il 150° anniversario dalla prima salita ufficiale sul monte Pelmo, effettuata nel settembre del 1857 dall’alpinista John Ball, un personaggio appartenente all’alta borghesia irlandese, entusiasta esploratore delle Alpi, studioso, intellettuale, autore di diversi resoconti di viaggio, uno fra i primi grandi scalatori stranieri a compiere ascese ufficiali alle cime delle nostre Dolomiti. Il volume s’inserisce, infatti, all’interno di una serie d’iniziative promosse da alcune istituzioni locali per ricordare tale avvenimento.
Per cogliere una volta di più il valore di questa pubblicazione, vale la pena considerare la riflessione che l’autore porta all’attenzione del lettore proprio nell’introduzione: “…Dopo Antonio Berti, dopo Angiolo Sperti, dopo Giovanni Angelici, parlare del Pelmo e descriverne la superba struttura, illustrarne la poesia e la maestà, sarebbe presunzione…” (Aldo Depoli, 1965). Molto è, infatti, stato scritto sulla grande montagna che unisce, attorno a sé, le genti della valle del Boite, della valle di Zoldo e della val Fiorentina; lo scritto di Giovanni Angelini “Pelmo d’altri tempi” (Nuovi Sentieri, 1987) risulta poi costituire un’autentica “Bibbia”, fonte indispensabile cui attingere per raccogliere notizie sul vissuto delle genti che hanno abitato attorno a questa montagna e su coloro che la hanno esplorata in senso alpinistico.
Ernesto Majoni, nel ripercorrerne la storia, cita con rigore e puntualità tale fonte preziosa e, nelle ripetute riprese dal testo, sembra quasi voler rendere un elegante omaggio alla serietà del lavoro compiuto da Giovanni Angelini, con meticolosità e passione. È l’atteggiamento che si riesce a cogliere anche dietro l’elaborazione di questo libro, a partire dalla messa a punto del significato etimologico del nome Pelmo, per passare poi in rassegna eventi, personaggi noti e meno noti, raccontati dalla penna di alcuni fra i principali studiosi che hanno ricostruito le vicende passate di questa montagna. Ernesto Majoni ripercorre la storia in tono quasi interlocutorio, dialoga con chi racconta, riflette e indaga una volta ancora sul senso di un andare per montagne che ormai non esiste più, fino a toccare i giorni nostri.
Senza dubbio il volume si presenta in una veste grafica dal tono raffinato, con le immagini dalle tonalità volutamente invecchiate e l’impianto del testo impaginato ad arte; il risultato è quello di offrire al lettore un lavoro di una certa eleganza, importante, all’altezza della montagna cui è dedicato, regale ed imponente, come un tempo, così ancora oggi.
Alessandra Cason
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