In effetti, è soltanto una fune metallica di un centinaio di metri, fissata in modo artigianale su rocce malsicure e abbastanza arrugginita. Disancorata all’estremo inferiore, non ha un aspetto del tutto rassicurante, ma può avere ugualmente una sua utilità.
Qualche alpinista, aiutato da un’opera scorretta di divulgazione, l’ha inserita nel novero delle ferrate, e ne ha chiesto notizie, pensando che sulla placida cima del gruppo della Croda Rossa, che domina i pascoli di Lerosa, non si possa salire senza tirarsi sui ferri.
La “ferrata” consente di superare il tratto roccioso (di circa duecento metri di dislivello) della cresta est della Croda de r’Ancona, “fosco baluardo” che sovrasta la strada d’Alemagna con canali franosi, cenge spioventi percorse dai camosci, rocce rossastre e friabili, mughi e zolle d’erba.
L’aiuto, poco più che morale, fu posto in loco diversi anni fa da un ampezzano, appassionato delle sue montagne ed autore anche d’altre iniziative, sempre ispirate al lodevole scopo di facilitare la visita ad angoli degni di nota, ma particolarmente aspri.
La cresta, certamente percorsa e attrezzata durante la Grande Guerra per collegare la Croda de r’Ancona alle sottostanti postazioni delle Ciadenes, è giudicata “esposta, con passaggi delicati su ripidi tratti d’erba e roccette”, ovvero non proprio banale.
Più a ragione che a torto, a nostro giudizio, il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, cui compete il territorio che comprende anche la Croda de r’Ancona, non ha mai posto mano alla “ferrata” e alla traccia che la unisce alla Val di Gotres, danneggiata dalle intemperie, ma pur sempre segnalata e transitabile con un minimo d’attenzione.
L’atteggiamento del Parco non fa una piega, poiché a suo tempo la ferratura e la segnalazione della cresta furono effettuate in forma privata, senza richiedere il collaudo e l’ufficializzazione della struttura. Quindi, pur essendo citata in un paio di guide escursionistiche e persino riportata su alcune cartine, in pratica quella “ferrata” non esiste.
L’allacciamento con Gotres, però, è indicato da una grande scritta in vernice sulle rocce della cima e da vari bolli, per cui siamo di fronte ad un manufatto segnalato ed entrato nell’uso, che facilita non poco la traversata della Croda. Con una breve diversione, non molto impegnativa, la “ferrata” permette inoltre di accedere al “Busc de r’Ancona”, una delle più singolari volte naturali delle Dolomiti.
Considerate le eventuali responsabilità che potrebbero coinvolgere i gestori del territorio in caso d’incidenti, il futuro della “ferrata” potrebbe porsi in termini antitetici: o demolirla integralmente, eliminando le indicazioni che incanalano i curiosi fin dalla vetta, oppure ristrutturare le attrezzature, sistemando in maniera minimale anche il deteriorato sentiero di collegamento. Ci sarebbe anche una terza soluzione, di lasciare tutto com’è, ma non sarebbe sicuramente risolutiva del problema.
Per quanto ci compete, siamo contenti, perché in almeno trent’anni di presenza nella zona, abbiamo percorso diverse volte in salita e in discesa la “ferrata” in questione, senza incappare mai in difficoltà.
Ci spiacerebbe però se, col tempo, sparissero le tracce e l’attrezzatura (che una dozzina d’anni fa la stampa invitava a trascurare perché “inaffidabile”), e diventasse impossibile scavalcare la Croda de r’Ancona, solo perché non esiste più quel benedetto cordone di ferro, fissato con impegno e determinazione dal nostro amico tanti anni orsono!
Qualche alpinista, aiutato da un’opera scorretta di divulgazione, l’ha inserita nel novero delle ferrate, e ne ha chiesto notizie, pensando che sulla placida cima del gruppo della Croda Rossa, che domina i pascoli di Lerosa, non si possa salire senza tirarsi sui ferri.
La “ferrata” consente di superare il tratto roccioso (di circa duecento metri di dislivello) della cresta est della Croda de r’Ancona, “fosco baluardo” che sovrasta la strada d’Alemagna con canali franosi, cenge spioventi percorse dai camosci, rocce rossastre e friabili, mughi e zolle d’erba.
L’aiuto, poco più che morale, fu posto in loco diversi anni fa da un ampezzano, appassionato delle sue montagne ed autore anche d’altre iniziative, sempre ispirate al lodevole scopo di facilitare la visita ad angoli degni di nota, ma particolarmente aspri.
La cresta, certamente percorsa e attrezzata durante la Grande Guerra per collegare la Croda de r’Ancona alle sottostanti postazioni delle Ciadenes, è giudicata “esposta, con passaggi delicati su ripidi tratti d’erba e roccette”, ovvero non proprio banale.
Più a ragione che a torto, a nostro giudizio, il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, cui compete il territorio che comprende anche la Croda de r’Ancona, non ha mai posto mano alla “ferrata” e alla traccia che la unisce alla Val di Gotres, danneggiata dalle intemperie, ma pur sempre segnalata e transitabile con un minimo d’attenzione.
L’atteggiamento del Parco non fa una piega, poiché a suo tempo la ferratura e la segnalazione della cresta furono effettuate in forma privata, senza richiedere il collaudo e l’ufficializzazione della struttura. Quindi, pur essendo citata in un paio di guide escursionistiche e persino riportata su alcune cartine, in pratica quella “ferrata” non esiste.
L’allacciamento con Gotres, però, è indicato da una grande scritta in vernice sulle rocce della cima e da vari bolli, per cui siamo di fronte ad un manufatto segnalato ed entrato nell’uso, che facilita non poco la traversata della Croda. Con una breve diversione, non molto impegnativa, la “ferrata” permette inoltre di accedere al “Busc de r’Ancona”, una delle più singolari volte naturali delle Dolomiti.
Considerate le eventuali responsabilità che potrebbero coinvolgere i gestori del territorio in caso d’incidenti, il futuro della “ferrata” potrebbe porsi in termini antitetici: o demolirla integralmente, eliminando le indicazioni che incanalano i curiosi fin dalla vetta, oppure ristrutturare le attrezzature, sistemando in maniera minimale anche il deteriorato sentiero di collegamento. Ci sarebbe anche una terza soluzione, di lasciare tutto com’è, ma non sarebbe sicuramente risolutiva del problema.
Per quanto ci compete, siamo contenti, perché in almeno trent’anni di presenza nella zona, abbiamo percorso diverse volte in salita e in discesa la “ferrata” in questione, senza incappare mai in difficoltà.
Ci spiacerebbe però se, col tempo, sparissero le tracce e l’attrezzatura (che una dozzina d’anni fa la stampa invitava a trascurare perché “inaffidabile”), e diventasse impossibile scavalcare la Croda de r’Ancona, solo perché non esiste più quel benedetto cordone di ferro, fissato con impegno e determinazione dal nostro amico tanti anni orsono!
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