Chi mai sarà salito per primo sul Corno d’Angolo, e perché? La cima in questione, pilastro del gruppo del Cristallo, sorveglia dall’alto dei suoi 2430 metri la Strada 48 delle Dolomiti all’altezza del torrente Rudavoi. Si consegue dal lato nord, salendo dalla Sella di Val Popena Alta per un vallone erboso e sassoso e da ultimo per facili roccette, che in una cinquantina di metri adducono all’esile vetta. Fino agli anni ‘30, il Corno non interessò alpinisticamente nessuno, anche perché le sue pareti, pur problematiche, non promettono rocce molto solide. L’unico che ebbe il coraggio di affrontarle fu Emilio Comici, che il 20/IX/1933 superò verticalmente, con Sandro Del Torso, lo spigolo sud, realizzando una via di V grado con un passaggio più difficile e “pericoloso, perché difficilmente i chiodi tengono” … Bel biglietto da visita! Nel 1955 poi, due austriaci aprirono un itinerario sul lato sud-ovest, del quale non esistono notizie dettagliate. Potrebbe comunque essere migliore dello spigolo Comici, ma nessuno ha mai avuto l’interesse e l’ardire di andarselo a cercare. Dicevo, chi sarà mai giunto per primo sul Corno d’Angolo, Eckhorn in tedesco, e perché? Cacciatori, penso; forse anche il valoroso Michele Innerkofler, che centoventicinque anni fa si aggirava inquieto tra quelle vette, dove salì da solo la vicina Croda de Pousa Marza e una delle due Torri di Popena. Lo spigolo era fuori della sua portata, ma sul Corno da nord poteva arrivarci eccome, magari seguendo le tracce di sangue lasciate da un camoscio ferito! Questo del Corno d’Angolo, la cui “via normale” – peraltro intuitiva: per trovarla, basta seguire gli ometti e le tracce - nelle guide alpinistiche circolanti non si trova , è uno dei piccoli “vuoti” della storia alpinistica dolomitica, che non è facile dipanare.
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