“Mille guglie di pietra e una piramide con le facce muschiate” lo ha definito l'amica Lorenza. E io aggiungo: un microcosmo straordinario, cupo ma non troppo, pervaso da un’immobilità inquietante e fonte di belle vedute su Cortina. E’ il Beco d’Aial, piramide di roccia scura che emerge con altri satelliti, come un enorme dente canino, dalle selve di Federa e batte un record: toccando la quota di 1880 metri, dovrebbe essere la cima meno elevata della conca d’Ampezzo. Noto nella Grande Guerra, perché ospitava una piccola postazione antiaerea, di cui rimangono le mura sbrecciate e una galleria, quasi cinquant’anni fa fu scoperto dai rocciatori. Solo la fantasia dello Scoiattolo Albino Michielli Strobel poteva immaginare un tracciato sulla parete nord del Beco, visibile da Cortina e riparata dal sole. Michielli la salì con l'amico Arturo Zardini Tamps nell’estate 1962, tracciando una via impegnativa, ripetuta almeno due volte da ampezzani. Sullo stesso versante, oltre vent’anni dopo, scalatori locali e cadorini trovarono altre vie, e più di recente, sul Beco e le guglie che lo circondano è comparsa l’arrampicata sportiva. Quella di cui pochi sanno è la breve e piacevole “via normale” da SE, un sentierino che, biforcandosi dal tracciato CAI 431 fra il Lago d’Aial e quello di Federa, s’infila nel bosco e tra i sassi, e tocca la vetta mediante una esposta cengetta e alcune rocce. Negli anni '80 e '90, ogni estate alcuni amici salivano sul Beco per accendervi il rituale falò di Ferragosto con una grigliata, alla quale ebbi il piacere di partecipare per due volte. Oggi lassù tutto tace: è sempre raro incrociare curiosi, inerpicatisi per abbracciare con lo sguardo la conca di Cortina o, più vicino, i misteriosi boschi di Federa.
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