domenica 13 luglio 2008

Guardando la Punta Nera, in una domenica di pioggia

La Punta Nera domina la conca di Cortina e si vede bene dal Corso Italia, ma non è una meta troppo frequentata. La via normale, breve e tutto sommato non difficile, si svolge su roccia un po' malsicura. Dal libro di vetta, che un benemerito appassionato ampezzano portò lassù nel settembre 2000 e che nell'autunno 2007 versava in cattive condizioni, si poteva dedurre che ogni stagione non più di una trentina di persone calchi l’angusta cima, sbrecciata dalle intemperie e dai fulmini. Il primo a raggiungere la Punta fu Alessandro Lacedelli (Sandro da Meleres, 1836-1918), cacciatore e guida alpina capitatovi un giorno dell’estate 1876, forse inseguendo un camoscio ferito. Il primo turista a salire in vetta fu, invece, Emerich Benke di Vienna, accompagnato dalla guida Arcangelo Dimai Deo (1853-1941), il 27 agosto 1879. Per l’ascensione, il cliente e la guida impiegarono cinque ore e un quarto da Cortina e, al ritorno, scesero lungo la Val Orita ad Acquabona, ultima borgata sul confine fra il Tirolo e l’Italia. Il primo a scalare la Punta d’inverno fu Giorgio Brunner (1897-1966), solo, il 27 febbraio 1941. Valendosi della nuova funivia del Faloria e degli sci, il triestino partì da Cortina alle dieci del mattino e alle quattro e mezzo del pomeriggio era già di ritorno in Alverà, dove al tempo alloggiava. Dev’essere un destino: la Punta attrae in modo particolare i solitari, e lo ha fatto anche con me. Infatti, l’ho salita sei volte, di cui tre da solo, godendomi sempre con soddisfazione l'ambiente e il panorama che offre su Cortina e l’Oltrechiusa, distesi quasi due chilometri più in basso.

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