Quest'estate saranno dieci anni che mio padre Giuseppe Majoni non c'è più. Vorrei dedicargli queste righe, a ricordo delle poche salite che gli fu possibile compiere in gioventù. Si destreggiò in roccia per un breve periodo e, visti i tempi, anche con onesti risultati. Conoscente ed amico di “Scoiattoli” e guide, non ebbe l'occasione prima e il tempo poi di fare di più in parete, giacché cinque anni della sua vita volarono via con la divisa addosso. Non si dispiacque comunque mai di non aver salito grandi vie, e andò in montagna per tutta la vita, amando i sentieri e i rifugi, soprattutto del gruppo della Croda Rossa, e comunicando a noi, prima piccoli incantati e poi più grandi saputelli, tante emozioni e scoperte giovanili. Anni fa trovai in casa varie immagini, risalenti ad escursioni degli anni a cavallo del 2° conflitto: d’inverno ai rifugi Sennes, Fodara e Fanes, d’estate sulle vie normali del Cristallo e della Marmolada, sulla Via Dimai-Verzi della Fiames, sulla Via Inglese della Tofana di Mezzo, sulla Via Miriam della Torre Grande. Mancavano quelle, se ce n’erano, di un’altra via nota ai pionieri e poi dimenticata, dove mi disse di aver provato a salire nel 1942: il “Camino Barbaria” sul Becco di Mezzodì. Il freddo e l’umidità dell'autunno, la stanchezza o chissà cos'altro, obbligarono i due giovani a desistere, e mio padre non tornò più sul Becco, all’epoca ricercato per alcune vie che offriva ed oggi messo da parte. Intorno al 1985, il nostro miglior periodo di roccia, a me e mio fratello era balenata l'idea di salire insieme la “paré” della Fiames, che, secondo il libro di vetta, mio padre aveva salito quattro volte tra il 1940 e il 1947, lasciandoci alcune fotografie risalenti al 1941. Chissà come sarebbe andata: sento che fu un vero peccato non aver realizzato la salita, nota ed amata da decine d’ampezzani, tra cui anche Giuseppe Majoni!
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