martedì 7 settembre 2010

Col Rosà, da nord (un progetto)

25.457 ha di superficie per un comune sono molti e, infatti, Cortina è uno fra i comuni più estesi d’Italia. Essendo poi montuoso, ciò significa che le montagne che lo ricoprono sono molte. Se sono molte, mettendoci anche il massimo impegno non basta una vita per esplorarle tutte: è la constatazione che mi scopro a fare qualche volta, pensando alle cime, cenge, forcelle, sentieri, valloni che caratterizzano il territorio d’Ampezzo. Le esplorazioni che mi mancano sono incasellate in un’apposita “directory” del cervello, e spero di poterle presto o tardi tirar fuori e completare. Un esempio: ricordo che, spesso, mio padre diceva di aver percorso, non senza difficoltà, un accesso al Col Rosà dalla Val di Fanes, sul versante N, in vista dalla strada che da Pian de Loa risale la valle. Quel percorso, che ricordo appena marcato su qualche vecchia carta topografica, dovrebbe essere stato utilizzato in guerra, giacché il Col Rosà si trovava proprio sul fronte, ma non ho mai trovato notizie su un’eventuale possibilità di transito da quel lato, che - seppure piuttosto ostico - non sembrerebbe intransitabile. Fasce di roccia si alternano a ripidi mughi, ma penso che, zigzagando fra le une e gli altri, in qualche modo quella facciata si riesca a percorrere. Ogni tanto, mi torna in mente quella possibilità: ne è a conoscenza un amico, appassionato come me di stranezze escursionistiche, ma intanto il tempo passa e ancora non mi sono deciso. Ovviamente, se mai provassi, lo farei in salita, in modo da non essere magari obbligato a scendere dalla cima verso il basso e poi risalire, perché non si passa. Il versante N del Col Rosà, sotto il vasto terrazzo barancioso dove sbocca la ferrata “Bovero”, calamita lo sguardo, ogni qualvolta passo ai suoi piedi. Ultimamente, all’inizio dell’estate, me lo sono nuovamente osservato dai pressi di Progoito e mi sono visto in mezzo a quella “barancera”, ad armeggiare su uno dei tanti recessi reconditi di Cortina, dove di sicuro nemmeno in agosto nessuno ti contende il passo.

3 commenti:

Becquerel ha detto...

Spero che tu lo realizzi presto... così ci dirai come fare a salire.
Volevo fare la "Bovero", ma sono rimasto un po' interdetto dalle relazioni. In compenso, grazie per i suggerimenti sul maestoso Cristallino di Misurina (che non conoscevo): ci sono andato sabato ed è stata (per me, ovvio) una grande impresa (con relativa immensa gioia)!
Saluti.
Renzo

Riccardo ha detto...

Questo post, al pari di quello intitolato "idee per il futuro" mi piace moltissimo. Si tratta sempre di messaggi che a me, appassionato di esplorazione del territorio di Cortina, danno parecchi spunti interessanti, lasciando tuttavia completamente intatto il piacere della scoperta, in quanto non danno più di tante informazioni su come raggiungere i luoghi.
Purtroppo, abitando lontano da Cortina, riesco a dedicare solo pochi giorni all'anno alla mia passione preferita.
Una mattina dello scorso agosto, durante il mio breve soggiorno a Cortina, ispirato dal post "idee per il futuro", con il mio amico Francesco avevo pensato di esplorare questo versante del Col Rosà, ma alla fine abbiamo optato per le trincee di guerra alla base del Taburlo, una zona interessantissima e selvaggia che ci ha dato un sacco di soddisfazione e su cui sicuramente vorrò tornare!
Quindi il Col Rosà rimarrà per quest'autunno o, più probabilmente, per uno dei prossimi anni, al pari della parete est del Vallon Bianco, della Costabella, della cima principale del Sorapiss, del Pezovico e di tanti altri "sogni nel cassetto".
Ne approfitto per accennare a qualche altro percorso selvaggio: Forcella della Banca, sul Lagazuoi, e forcella del Mortaio. Le ho provate quest'estate, sono vicine a percorsi molto frequentati eppure sono così solitarie, immerse in ambienti tra i più belli di Cortina. Aggiungo la Prima Pala Pezories, provata l'anno scorso e selvaggia forse ancora più della vicina Q.2014 e con panorami ancora più belli. E poi Cima le Bance, scoperta sul libro di Visentini, tentata l'anno scorso ma non ragigunta a causa dell'ora tarda. La cima della Nemesis, che probabilmente si raggiunge con percorsi piuttosto esposti... A queste gite, scoperte attraverso questo blog, attraverso racconti di chi le ha percorse o attraverso qualche libro, aggiungo un'idea che mi è nata da una curiosità e di cui finora non ho sentito parlare da nessuno: mentre quest'estate percorrevo la Val Travenanzes mi sono chiesto se le "Pale Erte", che si vedono così bene dal basso, hanno mai destato l'interesse di qualcuno. Il fatto che abbiano un nome mi fa pensare che in passato qualcuno le abbia considerate, magari durante la guerra, magari come magrissimo pascolo o come fonte di mughi per il "mugolio". Ma non ho idea sull'accessibilità e nessuno mi ha saputo dare informazioni. Sicuramente prima o poi vorrò provare una traversata, con la consapevolezza di trovarmi in un ambiente erto e isolato e con la coscienza che, non essendo garantito che esistano dei pasaggi agevoli, potrebbe essere necessario battere in ritirata.

Riccardo ha detto...
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