sabato 3 aprile 2010

Aggiornamento della guida "Dolomiti Orientali" di Antonio Berti - 1^ parte

Con queste note inizio a proporre qualche spunto per l’eventuale aggiornamento o rifacimento della guida di Antonio Berti “Dolomiti Orientali”, più conosciuta come “il Berti”. Il primo volume della guida fu diviso in due tomi, il più corposo dei quali (il numero 1, 579 pp. ) riguarda le montagne d’Ampezzo, Badia, Braies, Pieve di Cadore e Auronzo. L’ultima edizione risale al 1971, e la pubblicazione si trova ancora in commercio, con la comoda, ma anonima copertina plastificata che ha svecchiato la “Guida dei Monti d’Italia”. Il volume dovrebbe essere integralmente rivisto, considerate le novità escursionistiche ed alpinistiche intervenute in quarant'anni e le nuove forme di godimento della montagna (canyoning, cascatismo, free climbing, rafting, sci alpinismo, sci estremo) introdotte fra le crode che Berti descrisse fin dall’inizio del ‘900. Prima di suggerire gli aggiornamenti, che proporrò in varie puntate a seconda delle fonti dalle quali sono stati tratti, è doveroso fare una precisazione. In un’eventuale riedizione del “Berti” e sulla cartografia che seguirà (in parte già conformata), sarebbe opportuno ripescare anzitutto i toponimi originari ladini o veneti. Si potrebbero così evitare etimologie scorrette tramandate da anni, dovute all’uso della cartografia militare e alla difficoltà d’instillare nei forestieri la conoscenza e l’uso dei dialetti locali. Il primo esempio che mi viene in mente, parlando della nostra toponomastica: a ottantadue anni dalla prima edizione del “Berti”, perdura l’errore sulla Val Montejèla, ai piedi della Croda Rossa d’Ampezzo, il cui nome è divenuto “Val Monticello”. Derivando da “monte/munt”, l'ampezzano “montejèla” (badiotto "muntejèla”)significa certamente “pascolo di ridotta estensione” e non “piccolo monte”, come proposto dalla pubblicistica e da tanta cartografia! Analogo discorso vale per le Muntejèles de Senes, de Fanes e d’Al Plan, sempre in zona. Tradotti addirittura Monte Sella di Sennes, di Fanes e di San Vigilio, i tre oronimi sono ormai entrati a far parte del patrimonio comune (anche del nostro …), ma penso che pochi ne conoscano l’origine corretta.

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