giovedì 16 aprile 2009

“Con entusiasmante scalata portarsi sul fondo del diedro e rimontarlo fino ad uscire sulla cresta sommitale in prossimità della cima.”

Queste parole identificano l’ultima lunghezza di una fra le più divertenti vie che mi capitò di salire, e ricordo volentieri. Aperta da Marino Dall’Oglio, Paolo Consiglio e Giovanni Micarelli il 2 agosto 1954, la via in questione supera una parete ideale, sufficientemente articolata nei punti strapiombanti. L’itinerario sale, con una dirittura e una logica che mi pare strano siano state svelate soltanto cinquant’anni fa, lungo la parte superiore, regolare e compatta, del diedro formato da Cima e Torre del Lago. Nella parte bassa, si giunge al diedro, rotto da strapiombi poco abbordabili, salendo senza via obbligata per alcune lunghezze meno impegnative, alla sua sinistra. Questo è tutto: si tratta esattamente del diedro OSO della Cima del Lago, che domina il Lago del Lagazuoi. Fu Enrico a farmelo conoscere, all'inizio dell’autunno 1980. Vi portai poi Mario undici mesi dopo (nel giorno in cui prese inizio il mio vezzo, di lasciare ogni tanto un libretto sulle vie o sulle cime che frequento). Tornai lassù ancora nell’ottobre 1982, nel 1985 e infine conclusi le visite con Nicola nell’ottobre del 1986. Cinque salite di una via “entusiasmante”, la più bella lunghezza della quale ritengo sia l’ultima. Dopo una parete da manuale, esposta e solidissima, essa ti deposita a mezzo busto sulla cresta fra la Cima, a sinistra, e la Torre del Lago a destra. Giunti lassù è finita, ma ogni volta avrei desiderato che la salita continuasse ancora a lungo! Oggi il diedro rimane di certo una piacevole esperienza di anni proficui per la mia carriera di modesto ed appassionato quartogradista, che da vie come quella può rievocare emozioni e sensazioni da raccontare

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