Nella porzione orientale del gruppo dolomitico del Cristallo, sul versante sud-est della Val Popena Alta, alla base del costone che degrada dal Corno d’Angolo, a 2214 metri di quota si apre una larga ed agevole insellatura, che pone in comunicazione la valle con il Passo Tre Croci e Misurina. La sella è incoronata da vette maestose, fra le quali risalta il Piz Popena, uno dei “Tremila” più grandiosi e meno frequentati delle Dolomiti, salito per la prima volta nel giugno 1870 delle guide Santo Siorpaes e Christian Lauener con Edward R. Whitwell.
Ai suoi piedi, il bonario Corno d’Angolo, che espone verso sud un caratteristico spigolo giallastro; seguono la Croda di Pousa Marza, le Torri Sud-Ovest e Nord-Est di Popena e poi la Punta Michele, dove nel 1944 Dibona realizzò la sua ultima via nuova con Casara, Cavallini, Menardi e Trenker. Seguono il Cristallino di Misurina, visitato già nel 1864 da Paul Grohmann, ignorato nell’epoca d’oro dell’alpinismo e trasformatosi in sanguinoso campo di battaglia durante la I Guerra Mondiale; il trittico formato dal Campanile Dibona, Guglia di Val Popena Alta e 3a Punta di Val Popena Alta; le Pale Sud-Ovest e Nord-Est di Misurina, con itinerari quasi “di palestra” aperti da Del Torso, Quinz e ancora da Molin.
Oggi ci ripromettiamo di raggiungere la panoramica insellatura, che dista pochi passi dal confine fra Auronzo e Cortina e dal limite orientale del Parco Naturale delle Dolomiti Ampezzane, e sulla quale campeggiano da anni i ruderi di un piccolo rifugio, costruito nel 1938 e battezzato semplicemente Rifugio Popena, con cui s’intendeva arricchire la valle (che dalla sella si ammira in tutta la sua austera bellezza) di un punto d’appoggio per scalatori ed escursionisti, e promuoverne anche la frequentazione invernale. Il rifugio non ebbe fortuna, perché un incendio lo rese completamente inutilizzabile negli anni della II Guerra Mondiale, e fino ad oggi nessuno ha deciso di ricostruirlo. Le macerie sulla Sella non servono nemmeno come bivacco di fortuna, e non fanno certamente onore al valico, un belvedere dolomitico naturalisticamente prezioso e ricco di storia. La sella, inoltre, costituisce un crocevia di importanza fondamentale per alpinisti e per escursionisti; forse lassù una struttura potrebbe anche starci bene, pur dovendo sempre fare i conti con la mancanza d’acqua. Seppure il Lago di Misurina si stenda soltanto a poco più di un’ora di distanza, l’ambiente intorno all’ex Rifugio non ha mai subito pesanti invasioni, pur trovandosi molto vicino ad un circondario amato dal turismo di massa. Se il valico e le superbe e silenziose cime che l’incoronano saranno risparmiate da valorizzazioni artificiali, chi le frequenta potrà godere sempre del piacere di aprire da lassù la miglior porta d’ingresso al grande gruppo dolomitico del Popena.
Per visitare la zona, possiamo partire dal Ponte sul Rudavoi o da quello sul Ruvieta, che incontriamo salendo lungo la strada 48bis delle Dolomiti fra il Passo Tre Croci e Misurina, oppure dall’agriturismo di Malga Misurina. Noi vogliamo invece consigliare l’accesso classico alla valle, dal tornante posto a quota 1659 sulla strada che risale la Val Popena Bassa, fra Carbonin e Misurina. All’interno del tornante, imbocchiamo subito la traccia (il segnavia bianco e rosso del CAI è il n. 222) che rimonta un prato e, di fianco alle acque solitamente tranquille del Rio Popena, inizia a risalire la valle. A destra incombe il grandioso castello del Cristallino di Misurina, a sinistra la Costa Popena, coperta di boschi. Ben presto la traccia si perde un po’, a causa dell’acqua del torrente che spesso esce dalla sua sede: poi d’improvviso ricompare, rassicurandoci con segni rossi e ometti. Man mano che si sale, l'ambiente si fa via via più selvaggio e solitario, anche se siamo ancora abbastanza vicini al fondovalle. Superato un tratto sassoso in cui il sentiero sparisce, giungiamo ad una zona di mughi, presso una forra: il sentiero rimonta con qualche svolta il fianco destro della valle, in vista delle Pale di Misurina, che su questo lato mostrano due belle pareti. Dopo aver tagliato un canale e lo sbocco basale della Val delle Baracche, che sale a destra verso il Cristallino, giungiamo alla base del circo terminale della valle: in fondo si eleva il Piz Popena, di fronte le Torri di Popena chiudono la testata. Ignorato il sentierino che, oltre il torrente, porterebbe a Forcella delle Pale di Misurina per poi scendere al Lago, seguiamo ancorala nostra traccia, che per prati e mughi supera una bella conca. Rimontato a sinistra l’ultimo ripido pendio, arriviamo infine alla Sella e ai ruderi del rifugio. La salita ci ha richiesto poco meno di due ore; non è molto faticosa ed è molto frequentata anche d’inverno, con gli sci o le racchette. Da quassù, il panorama che possiamo godere è semplicemente straordinario, e chi lo desidera potrà esercitarsi a riconoscere, vicine o più in lontananza, alcune delle più famose vette delle Dolomiti Orientali. Se non siamo troppo stanchi e vogliamo vedere cosa c’è “al di là” della sella, potremmo avventurarci alla scoperta del Corno d’Angolo, una cima panoramica che richiede una salita breve e non troppo impegnativa, in una zona incontaminata con poche tracce. La salita è alla portata di quegli escursionisti che sono in grado di procedere su terreno non segnato e un po’ friabile; se però ci dà fastidio l’esposizione, forse il Corno non fa per noi. Dalla sella ci inoltriamo nel silenzioso circo sulla destra orografica della testata di Val Popena Alta. Lo rimontiamo sul fondo, affiancando a destra le Torri di Popena e scegliendoci il percorso più comodo fra erba, ghiaie e grossi massi, fino a raggiungere una caratteristica, piccola forcella della cresta, che sul versante opposto sprofonda inaccessibile verso il Rudavoi, fra il nostro Corno a sinistra e la Croda di Pousa Marza a destra. Dall’erbosa selletta, seguendo tracce sulle ghiaie ed alcuni ometti verso sinistra, saliamo per una cinquantina di metri di dislivello, con qualche breve e facile passaggio su roccia (possiamo restare in cresta o anche sotto cresta, verso la valle), fino all’esposto mucchio di blocchi che costituisce la cima del Corno, segnalata da un bastone. Quando torneremo sui nostri passi, seguiremo attentamente la via di salita, cercando di non smuovere sassi su chi ci sta davanti, e in pochi minuti riguadagneremo il circo sassoso, dal quale potremo tornare alla base soddisfatti per aver conquistato una bella cima dolomitica. Chi è rimasto ad aspettarci alla Sella, se ne ha voglia, in una mezz’oretta può salire ai piedi della Torre Nord-Est di Popena, per vedere le tavole di pietra recanti gli stemmi del Tirolo e della Repubblica Veneta, sistemate lassù nel 1754 dagli incaricati dei due governi per marcare il confine fra gli imperi.
Pur essendoci, come detto, anche percorsi alternativi, per il ritorno seguiremo in senso inverso l’itinerario di salita, ed in circa un’ora e mezza raggiungeremo nuovamente le nostre vetture.
Ai suoi piedi, il bonario Corno d’Angolo, che espone verso sud un caratteristico spigolo giallastro; seguono la Croda di Pousa Marza, le Torri Sud-Ovest e Nord-Est di Popena e poi la Punta Michele, dove nel 1944 Dibona realizzò la sua ultima via nuova con Casara, Cavallini, Menardi e Trenker. Seguono il Cristallino di Misurina, visitato già nel 1864 da Paul Grohmann, ignorato nell’epoca d’oro dell’alpinismo e trasformatosi in sanguinoso campo di battaglia durante la I Guerra Mondiale; il trittico formato dal Campanile Dibona, Guglia di Val Popena Alta e 3a Punta di Val Popena Alta; le Pale Sud-Ovest e Nord-Est di Misurina, con itinerari quasi “di palestra” aperti da Del Torso, Quinz e ancora da Molin.
Oggi ci ripromettiamo di raggiungere la panoramica insellatura, che dista pochi passi dal confine fra Auronzo e Cortina e dal limite orientale del Parco Naturale delle Dolomiti Ampezzane, e sulla quale campeggiano da anni i ruderi di un piccolo rifugio, costruito nel 1938 e battezzato semplicemente Rifugio Popena, con cui s’intendeva arricchire la valle (che dalla sella si ammira in tutta la sua austera bellezza) di un punto d’appoggio per scalatori ed escursionisti, e promuoverne anche la frequentazione invernale. Il rifugio non ebbe fortuna, perché un incendio lo rese completamente inutilizzabile negli anni della II Guerra Mondiale, e fino ad oggi nessuno ha deciso di ricostruirlo. Le macerie sulla Sella non servono nemmeno come bivacco di fortuna, e non fanno certamente onore al valico, un belvedere dolomitico naturalisticamente prezioso e ricco di storia. La sella, inoltre, costituisce un crocevia di importanza fondamentale per alpinisti e per escursionisti; forse lassù una struttura potrebbe anche starci bene, pur dovendo sempre fare i conti con la mancanza d’acqua. Seppure il Lago di Misurina si stenda soltanto a poco più di un’ora di distanza, l’ambiente intorno all’ex Rifugio non ha mai subito pesanti invasioni, pur trovandosi molto vicino ad un circondario amato dal turismo di massa. Se il valico e le superbe e silenziose cime che l’incoronano saranno risparmiate da valorizzazioni artificiali, chi le frequenta potrà godere sempre del piacere di aprire da lassù la miglior porta d’ingresso al grande gruppo dolomitico del Popena.
Per visitare la zona, possiamo partire dal Ponte sul Rudavoi o da quello sul Ruvieta, che incontriamo salendo lungo la strada 48bis delle Dolomiti fra il Passo Tre Croci e Misurina, oppure dall’agriturismo di Malga Misurina. Noi vogliamo invece consigliare l’accesso classico alla valle, dal tornante posto a quota 1659 sulla strada che risale la Val Popena Bassa, fra Carbonin e Misurina. All’interno del tornante, imbocchiamo subito la traccia (il segnavia bianco e rosso del CAI è il n. 222) che rimonta un prato e, di fianco alle acque solitamente tranquille del Rio Popena, inizia a risalire la valle. A destra incombe il grandioso castello del Cristallino di Misurina, a sinistra la Costa Popena, coperta di boschi. Ben presto la traccia si perde un po’, a causa dell’acqua del torrente che spesso esce dalla sua sede: poi d’improvviso ricompare, rassicurandoci con segni rossi e ometti. Man mano che si sale, l'ambiente si fa via via più selvaggio e solitario, anche se siamo ancora abbastanza vicini al fondovalle. Superato un tratto sassoso in cui il sentiero sparisce, giungiamo ad una zona di mughi, presso una forra: il sentiero rimonta con qualche svolta il fianco destro della valle, in vista delle Pale di Misurina, che su questo lato mostrano due belle pareti. Dopo aver tagliato un canale e lo sbocco basale della Val delle Baracche, che sale a destra verso il Cristallino, giungiamo alla base del circo terminale della valle: in fondo si eleva il Piz Popena, di fronte le Torri di Popena chiudono la testata. Ignorato il sentierino che, oltre il torrente, porterebbe a Forcella delle Pale di Misurina per poi scendere al Lago, seguiamo ancorala nostra traccia, che per prati e mughi supera una bella conca. Rimontato a sinistra l’ultimo ripido pendio, arriviamo infine alla Sella e ai ruderi del rifugio. La salita ci ha richiesto poco meno di due ore; non è molto faticosa ed è molto frequentata anche d’inverno, con gli sci o le racchette. Da quassù, il panorama che possiamo godere è semplicemente straordinario, e chi lo desidera potrà esercitarsi a riconoscere, vicine o più in lontananza, alcune delle più famose vette delle Dolomiti Orientali. Se non siamo troppo stanchi e vogliamo vedere cosa c’è “al di là” della sella, potremmo avventurarci alla scoperta del Corno d’Angolo, una cima panoramica che richiede una salita breve e non troppo impegnativa, in una zona incontaminata con poche tracce. La salita è alla portata di quegli escursionisti che sono in grado di procedere su terreno non segnato e un po’ friabile; se però ci dà fastidio l’esposizione, forse il Corno non fa per noi. Dalla sella ci inoltriamo nel silenzioso circo sulla destra orografica della testata di Val Popena Alta. Lo rimontiamo sul fondo, affiancando a destra le Torri di Popena e scegliendoci il percorso più comodo fra erba, ghiaie e grossi massi, fino a raggiungere una caratteristica, piccola forcella della cresta, che sul versante opposto sprofonda inaccessibile verso il Rudavoi, fra il nostro Corno a sinistra e la Croda di Pousa Marza a destra. Dall’erbosa selletta, seguendo tracce sulle ghiaie ed alcuni ometti verso sinistra, saliamo per una cinquantina di metri di dislivello, con qualche breve e facile passaggio su roccia (possiamo restare in cresta o anche sotto cresta, verso la valle), fino all’esposto mucchio di blocchi che costituisce la cima del Corno, segnalata da un bastone. Quando torneremo sui nostri passi, seguiremo attentamente la via di salita, cercando di non smuovere sassi su chi ci sta davanti, e in pochi minuti riguadagneremo il circo sassoso, dal quale potremo tornare alla base soddisfatti per aver conquistato una bella cima dolomitica. Chi è rimasto ad aspettarci alla Sella, se ne ha voglia, in una mezz’oretta può salire ai piedi della Torre Nord-Est di Popena, per vedere le tavole di pietra recanti gli stemmi del Tirolo e della Repubblica Veneta, sistemate lassù nel 1754 dagli incaricati dei due governi per marcare il confine fra gli imperi.
Pur essendoci, come detto, anche percorsi alternativi, per il ritorno seguiremo in senso inverso l’itinerario di salita, ed in circa un’ora e mezza raggiungeremo nuovamente le nostre vetture.
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