Credo che nessuno possa dimenticare gli amici, i compagni, i paesani con i quali ha frequentato le montagne e che non ci sono più, soprattutto quando sono scomparsi in tragiche circostanze. Ricordo spesso forcelle, ghiacciai, montagne, traversate, vie in cui sono stato al fianco di amici che sono "andati avanti", e questi ricordi m'intristiscono sempre un po’. Da Angelo, mito dell'alpinismo dolomitico degli anni '30 che mi condusse su un sentiero attrezzato in Tofana ancor prima che fosse aperto, a Luciano che fu il mio primo capocordata sulla Torre Inglese; e poi Orazio e la lieta traversata ai piedi della Marmolada; Luigi, col quale salii il Teston di Monte Rudo e la Rocchetta di Campolongo; Claudio, compagno di cordata sul II Campanile di Popera, sul Catinaccio e a Forcella Fanis, caduto in montagna; da Alfonso, col quale divisi decine di escursioni e di scalate, a Luciano, che arrampicava meglio di me, ma ebbi l’onore di portare da capocordata sulla "rampa" del Ciavazes. Per non dimenticare mio Padre, che mi ha iniziato alla via dei monti, insegnandomi un cammino che dopo quarant'anni e più continuo ancora a percorrere. Forse le mie constatazioni sono ovvie, ma pensando a queste cose è inevitabile considerare la fragilità della vita e la pregnanza di certi momenti passati, che ci rimarranno vividamente impressi per sempre. Il mondo va avanti, e noi continueremo a frequentare la montagna finché ci sarà possibile, ma ripercorrendo passi già seguiti con gli amici che non ci sono più, sicuramente ci sarà sempre un pensiero anche per loro.
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