martedì 1 luglio 2008

Un ricordo di Mario Rigoni Stern

Pensavo che sarebbe vissuto cent'anni: e invece oggi, di ritorno da lunghe vacanze, ho appreso della scomparsa del più anziano fra i miei due scrittori italiani preferiti, Mario Rigoni Stern. Lo seguivo senza interruzione da trent'anni; di lui credo di avere acquistato e letto proprio tutto, qualche libro anche più volte. Ho sempre adorato il suo modo discreto e garbato di narrare i segreti delle montagne, a mio parere molto più evocativo della prosa a volte sguaiata di altri scrittori saliti alla ribalta in questi anni. Mi dispiace per Rigoni, del quale ho la fortuna di conservare due cartoline autografe, che mi scrisse qualche anno fa in risposta ad altrettante mie lettere di complimenti. Giusto ieri, mentre passavo ai piedi del suo Altopiano, pensavo alla sua barba bianca di vecchio cimbro saggio, al suo indimenticabile sergente, ai suoi uomini, boschi e api, a Tonle e alla grande galleria di personaggi ed ambienti che Mario ha attraversato con la sua magica scrittura in oltre cinquant'anni. Mi dolgo della sua dipartita, perché se ne è andato un caro "amico", che fin dall'adolescenza, con teutonica puntualità, mi ha tenuto buona compagnia con le sue storie di guerra e di pace, di uomini e di animali: uno scrittore autenticamente montanaro.

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