Un tempo, sui nostri monti esisteva un buon numero di canaloni detritici e ghiaiosi, lungo i quali si doveva, o si poteva scendere nel corso di una gita, di solito divertendosi un mondo. Per fermarci a Cortina, da Forcella Pomagagnon, Forcella Ra Ola o dal Monte Valon Bianco, vuoi per l’inclinazione, vuoi per le ghiaie quasi polverose, si calava velocemente e comodamente (sempre con le dovute attenzioni), si copriva mezzo chilometro e più di dislivello in un quarto d’ora, e le camminate in quelle zone avevano nella discesa un elemento d’interesse in più. Anche altri canali, magari meno gustosi, erano ugualmente degni di visita: il Canalon del Pesc sul Pomagagnon, quello fra le Lavinores e Antruiles ecc.. I dissesti idrogeologici di questi anni hanno purtroppo modificato molti canali, e pochi sono ancora gradevoli da percorrere. Uno che lo è ancora, non molto noto, scende da una forcella di cresta senza nome alla testata del Cadin di Croda Rossa, e s’innesta in quello molto ampio che da Forcella Colfiedo scende al Passo Cimabanche. A noi il canalone, oggetto anche di una bella gita scialpinistica, offrì una lunga e divertente discesa, in un ambiente quasi lunare. Passammo ai piedi del Torrione Lorenzi, lo spuntone a prua di nave che caratterizza il versante sud della Croda Rossa, ma in basso dovemmo comunque fare i conti con l’intricata parte finale del vallone di Colfiedo, uno degli ultimi luoghi d’Ampezzo in cui manca un sentiero definito. Sul canalone di Forcella Pomagagnon sono tornato due anni fa: con un po’ di abilità, ma senza gran piacere, qualche scivolata si riesce ancora a fare. Il Valon de ra Ola ormai è sconsigliabile d’estate, poiché è così eroso dalle acque da aver persino cambiato colore: quello del Valon Bianco, quando scesi per l’ultima volta, era così indurito nella parte alta che un amico si fece assicurare con la corda per scendere più tranquillo. Sarà un luogo comune, ma lo ripeto: oggi neppure i ghiaioni sono più quelli di una volta!
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