giovedì 6 maggio 2010

Il barone magiaro e le figlie: storia di una dinastia di alpinisti.

Tre personaggi dell’alpinismo dolomitico erano ungheresi: il barone Roland von Eőtvős e le figlie Rolanda e Ilona.
Roland (1848-1919), fisico e per qualche tempo Ministro dell’Istruzione pubblica magiara (Budapest ha dedicato alla sua figura una vetrinetta nel Museo di Storia nazionale), frequentò le Dolomiti fin degli albori dell’alpinismo, prediligendo i gruppi della Croda dei Toni, Popera e Cadini di Misurina.
Seguendo una prassi usuale tra i pionieri, soleva scegliere in ogni valle le migliori guide e incaricarle di studiare le vie di salita a cime inaccesse, per esservi poi accompagnato nella prima ascensione “ufficiale”.
La sua attività dolomitica iniziò nel 1877, quando si fece condurre da Michele Innerkofler di Sesto (1848-1888) nella prima ascensione del Vecio del Forame, satellite del Cristallo.
L’anno dopo la cordata consolidò la sintonia, salendo due tra le maggiori vette della Pusteria: il 19 luglio la misconosciuta Croda dei Rondoi e il 20 la più nota Croda Rossa di Sesto. Cinque giorni più tardi, il 25 luglio, il barone si aggiudicò la seconda salita della Cima Undici, con Innerkofler e Franz Happacher.
Una sera del luglio 1884, a Carbonin, Eőtvős propose a Michele di tentare la Croda da Lago, ancora inaccessa. Casara racconta che il pusterese accarezzava già da tempo l’idea dell’impresa. Senza pensarci troppo, riempì il sacco e tutto solo, prima dell’alba, raggiunse la base della Croda, per conoscerla e farsela amica.
Nessuno sapeva della partenza; lo si credeva ancora in famiglia a Sesto. Il barone mantenne il segreto e attese ansioso a Schluderbach. Michele giunse a piedi a Fiames, traversò il Boite e s’internò nel bosco. Non voleva essere visto: puntò su Crepa e da lì salì alla base della montagna.
Verso mezzogiorno giunse sulle rive del lago di Federa, e si fermò a scrutare la cima. Ogni ruga, ogni anfratto, nulla poteva sfuggirgli. La sera tornò alla base e si preparò al bivacco. Animato dalla febbre della conquista, dopo poche ore di sonno era già pronto. La luna illuminava le pareti, facendo risaltare ogni sporgenza: Michele salì sullo zoccolo, vagò qua e là, finché intuì il passaggio, nel fianco sinistro della cima, dove una torre si appoggia alla parete formando un enorme diedro.
All’alba il pusterese salì, scese, traversò, entrò in un camino, uscì su un lastrone: probabilmente raggiunse la cima, ma mantenne il segreto per riservare la vittoria al cliente. Tornato a Carbonin, fece capire al barone che aveva in mano la chiave della salita. Il 19 luglio 1884 i due ripartirono e vinsero una delle cime più ambite delle Dolomiti.
La Croda diverrà in breve la montagna più popolare d’Ampezzo, ricercata dai migliori alpinisti di fine ‘800 per la bellezza e l’eleganza della salita, più che per le effettive difficoltà, che peraltro toccano il III.
La carriera di Eőtvős annovera tredici vie nuove, realizzate tra il 1877 e il 1900. Oltre a quelle citate, la Cima Una nelle Dolomiti di Sesto (26/7/1879) e, nella stessa estate, il Cristallino d’Ampezzo da O, entrambe con Innerkofler.
Il 15/9/1900 il nobile magiaro lasciò alle figlie Rolanda e Ilona il compito di continuare le tradizioni della famiglia, chiudendo l’attività esplorativa nelle Dolomiti con la conquista dei Gemelli (Cadini di Misurina). Guidava la comitiva un celebre trio: Giovanni Siorpaes (Jan de Santo, 1869-1909) e Agostino Verzi (Tino Sceco, 1869-1958), ampezzani, e il pusterese Andreas Piller.
Le baronesse, già pratiche di montagna, avevano maturato una buona conoscenza delle Dolomiti. Già nel settembre 1896, infatti, Rolanda e Ilona avevano salito con il padre, Josef Innerkofler jr. e Pietro Siorpaes (Piero de Santo, 1868-1953) il Cimon di Croda Liscia, nei Cadini di Misurina.
Da allora, con le guide più note, compirono veri prodigi “crodaioli”, contribuendo ad infondere la passione della montagna anche a molte rappresentanti del gentil sesso. La storia registra altre dodici prime per le sorelle, che dopo la Grande Guerra – esaurito il periodo esplorativo e calmati gli ardori della prima gioventù – tornarono regolarmente a Cortina per un altro quarto di secolo.
Proseguendo la campagna nei Cadini, nel settembre 1900, le sorelle salirono per prime, con Antonio Dimai Deo (1866-1948) e Giovanni Siorpaes, in vetta a due guglie innominate. A ricordo delle guide, proposero di battezzarle rispettivamente “Cima” e “Campanile Antonio Giovanni”.
Il 18/7/1901 Ilona e Rolanda aprirono la stagione con la conquista della Cima d’Auronzo, nella Croda dei Toni, da Forcella dell'Agnello. Le guidavano Antonio Dimai e Agostino Verzi, che insieme con loro compiranno altre belle imprese.
L’8/8 toccò alla Tofana di Rozes, vinta per la colossale parete S. Con gli agguerriti Dimai, Verzi e Siorpaes, le Eőtvős scrissero una delle pagine più belle dell’alpinismo del XX secolo.
Il 26/7/1902, sempre nei Cadini, la stessa cordata della Tofana salì per roccia, con difficoltà di III, la guglia del “Gobbo”: l’impresa non era fine a se stessa, ma serviva a prepararne un’altra, singolare e ardita.
Il 4/8/1903, infatti, i medesimi alpinisti, dal Gobbo - col lancio di una corda e un’acrobatica traversata - montarono sull’adiacente Torre del Diavolo, scalata direttamente da Dűlfer soltanto nel 1913.
Il metodo usato per la conquista “tout court” non era nuovo nelle Alpi, ma era una novità per le Dolomiti, di una sfacciata provocazione al pensiero degli scalatori. Se non fosse stato Dimai l’autore della “divertente birichinata”, forse le accuse mosse dall’austera cerchia degli alpinisti sarebbero degenerate in una persecuzione morale, ai danni soprattutto delle Eőtvős.
Il 7/9/1904 il gruppo, dal quale mancava Siorpaes, ritornò nella Croda dei Toni, per effettuare la prima ascensione di una cima poi dedicata al pioniere dell’alpinismo Adolf Witzenmann (1872-1943).
Il 22/8/1905, la stessa cordata realizzò la salita più dura dal punto di vista puramente arrampicatorio: la parete S del Teston del Pomagagnon, poi denominato “Campanile Dimai” in onore della guida Antonio. Per l’occasione le baronesse si nascosero dietro lo pseudonimo di “Five”.
La via ha una lunghezza di 650 metri, di cui 70 con difficoltà di V in parete aperta; fu portata a termine senza chiodi e nel 1928 Antonio Berti la stimò di “difficoltà per niente inferiori a qualsiasi salita nei dintorni di Cortina, compreso lo spigolo Punta Fiammes e Campanile Rosà”.
L’11/8/1908, Dimai e Ferdinand Summermatter di Randa accompagnarono le baronesse in Val Gardena, salendo la Punta Grohmann (Sassolungo) per la parete e lo spigolo S: si tratta di una via di IV, ancor oggi frequentata.
Nel settembre 1910, Ilona e Rolanda realizzarono la penultima nuova ascensione, scalando la parete NO della Croda Rotta, nelle Marmarole. Era con loro, oltre ai soliti Dimai e Verzi, anche Serafino Siorpaes de Valbona (1870-1945).
Nelle relazioni si trova citato il nome di una quarta guida a servizio della cordata, identificata in Giovanni Siorpaes. Ritengo sia un errore, ormai ripetuto nei testi da novant’anni: il povero Jan de Santo, infatti, non poteva far parte della squadra essendo deceduto a causa di una polmonite il 6/4/1909, appena trentanovenne.
Alla fine dell’estate 1913 con Antonio Dimai, che aveva quasi cinquant’anni ma arrampicava ancora ai massimi livelli, Ilona e Rolanda salirono lo spigolo S della Cima di Mezzo del Monte Cristallo per una via di oltre 700 metri, a lungo ignorata e ripresa soltanto nel 1966. Per i tre alpinisti si trattò del “canto del cigno” in tema di vie nuove.
Durante la loro carriera, le baronesse conobbero le più belle montagne d’Ampezzo, d’Auronzo e di Sesto, e compirono una nutrita serie di ripetizioni di itinerari di moda, in tutte le Dolomiti: le vie normali del Campanile Basso di Brenta (1909) e del Campanile di Val Montanaia (1910), il Becco di Mezzodì per il Camino Barbaria (II salita, 2/9/1908), la via Heath sulla Punta Fiames, la Corry sul Col Rosà e tante altre.
Fino alla Grande Guerra scelsero sempre come guide Antonio Dimai e Agostino Verzi, alle quali si affezionarono. In seguito, e fino alla metà degli anni Trenta, continuarono a ripetere vie di ottimo livello con Angelo (1900-1986) e Giuseppe (1903-1946) Dimai, figli di Antonio, Celso Degasper Meneguto (1903-1984) e altri.
Ho trovato la firma delle Eőtvős, che viaggiavano quasi sempre in coppia, sul libro di via della Punta Fiames, quasi ogni estate fino agli anni ’30. Rolanda, già quasi sessantenne, il 19/10/1935 salì anche la moderna via “Emmeli” (Casara, 1927) sul Becco di Mezzodì, con Giuseppe Dimai.
Dopo il 1935 probabilmente le baronesse non poterono più soggiornare in Ampezzo. Travolte dalla guerra e dagli sconvolgimenti che interessarono anche la loro patria, caddero in miseria, e per sopravvivere dovettero adattarsi a eseguire traduzioni dal russo e ad altri lavori di piccola entità.
Ilona scomparve nel 1945, durante l’assedio di Budapest, mentre Rolanda, rimasta cieca di guerra di un occhio, le sopravvisse inchiodata a letto dall'atrite e si spense nella capitale magiara nella primavera 1953.
Quando giunse a Cortina l’eco della morte di Rolanda, Agostino Verzi, ormai ultra ottantenne e ultimo superstite della cordata della Tofana, pianse alla triste notizia, soffermandosi a guardare con gli occhi umidi la parete, che con Rolanda e gli altri compagni aveva contribuito a svelare per primo all’alpinismo dolomitico
Oggi ricordano la famiglia ungherese l’omonima Cima, seconda in altezza nel gruppo dei Cadini di Misurina, il vicino Campanile, e la Forcella Eötvös, intaglio che divide la Cròda da Lago dal Campanile Innerkofler.

1 commento:

Giovanni ha detto...

Complimenti per il blog che fornisce un sacco di bella idee … Mi permetto di aggiungere tre, quattro link per meglio comprendere il calibro davvero notevole della persona del barone Loránd Eötvös.
http://en.wikipedia.org/wiki/Lor%C3%A1nd_E%C3%B6tv%C3%B6s
http://hu.wikipedia.org/wiki/E%C3%B6tv%C3%B6s_Lor%C3%A1nd
http://www.elte.hu/en
http://4bakancs.com/eotvos-lorand-a-fotografus-nyomaban-a-dolomit con interessanti foto panoramiche effettuate dal barone.