giovedì 25 marzo 2010

Ancora un bel libro di montagna, che merita di essere riletto dopo cent'anni

Antonio Berti, Le Dolomiti della Val Talagona e il Rifugio Padova in Prà di Toro, Tamari Montagna Edizioni - Padova, 2009, 96 pagine con 21 immagini in bianco e nero, € 25,00.

Il Rifugio Padova in Prà di Toro, nel territorio di Domegge di Cadore, fu aperto nel 1910 dalla Sezione del CAI di Padova nell’alta Val Talagona, in un bosco verdeggiante alle pendici della Cridola e degli Spalti di Toro. Distrutto da una valanga nel 1929, fu subito ricostruito in zona più sicura e dal 1951 si può raggiungere anche in automobile.
In occasione del centenario della struttura, il CAI patavino ha promosso la ristampa della prima, preziosa guida alpinistica delle cime che caratterizzano la Val Talagona. Edita dai fratelli Drucker a Padova nel 1910, l’opera fu la seconda fatica del giovane medico veneziano Antonio Berti, “papà degli alpinisti veneti” e cantore insuperato delle Dolomiti. In cento pagine Berti illustrò tutte le cime all’epoca esplorate della Val Talagona, che s’interna dal Cadore verso il Friuli e presenta un “fantastico complesso di campanili, di torri e di guglie, belle tra le più belle delle Dolomiti nella varietà delle loro forme, nell'arditezza della loro architettura, (complesso che) rimase avvolto dal più completo mistero fino a che - domati i colossi - l'alpinismo dolomitico si volse alle cime meno alte, ma più belle, più variate e più ardue."
Sulle montagne della valle hanno avuto luogo episodi famosi dell’alpinismo antico: dal Campanile Toro, visibile fin da Domegge, dove nel 1906 il “foresto” Tita Piaz compì una delle sue più dure imprese, al Cridola - fra Domegge e Forni di Sopra – conquistato nel 1884 da Julius Kugy di Trieste con “l’uomo dei seicento camosci”, la guida auronzana Pacifico Zandegiacomo Orsolina. Le montagne della Val Talagona sono un microcosmo a sè, in grado di attrarre alpinisti romantici, pronti a sfidare enormi fiumane detritiche, lunghi avvicinamenti, mari di mughi, sole a picco e talvolta nebbie impenetrabili.
Il volume, poi confluito nella guida delle Dolomiti Orientali che lo stesso Berti pubblicò nel 1928, viene riproposto oggi in gradevole veste anastatica e riporta agli occhi e alla mente l’alpinismo di un secolo fa. Un alpinismo di pochi eletti, fatto di ardimenti, coraggio, fantasia e piacere dell’ignoto, che ha contribuito a arricchire la storia del nostro Cadore.

Nessun commento: