lunedì 22 febbraio 2010

Cinque guide ampezzane e cinque modi di vivere la Tofana di Rozes

Forse tra le guide alpine ampezzane della mia generazione e la Tofana de Rozes, una delle più maestose montagne dolomitiche, intercorre un “feeling” particolare. L’ho pensato notando che cinque guide, oggi intorno alla cinquantina, in Tofana hanno fatto tutte qualcosa di singolare, e spesso per conto proprio. Iniziando dai primi di ottobre del 1980, quando il primo di loro - al tempo ventunenne e non ancora guida - chiuse la stagione alpinistica salendo da solo e in due ore la classica Via Dimai. Sempre in quel periodo il secondo, al quale avevo chiesto in pizzeria se non ripetesse mai qualche via da solo, mi disse di aver fatto da poco il I Spigolo di Rozes per l’Alverà-Pompanin, una rinomata via di 5° grado. Vent’anni dopo, la medesima guida si è aggiudicata anche la (prima?) solitaria invernale della Via Dimai, pernottando in parete e godendosi un tramonto e un’alba su Cortina senza dubbio memorabili. Al terzo del quintetto, anni fa spettò una conquista ancora più difficile: si fece, infatti, senza compagni la Costantini-Apollonio sul Pilastro, uno dei più celebri sesti gradi delle Dolomiti. Il quarto, che oggi ha cambiato continente e mestiere, esplorando nei primi anni '80 la fascia rocciosa sovrastata dal grande anfiteatro della parete sud, vi scoprì in una settimana due difficili itinerari. Nel 1997 il quinto del gruppo ha trovato una via sulla parete SSO, accanto alla Tridentina di Bonatti, e nella stesso settore ne aveva ideato un'altra, che avrebbe dovuto avere alte difficoltà. Anche se il versante sud è avvolto da una ragnatela sempre più ampia di vie (l'ultima è dell'estate scorsa, opera di due carnici), la Rozes offre ancora qualche possibilità a chi intendesse scoprirle. Mi piace comunque che tante salite lassù se le siano accaparrate le nostre guide e Scoiattoli, per i quali da sempre la Tofana è un gran terreno di gioco, di lavoro e di passione.

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