sabato 8 agosto 2009

Se n'è andato Cassin, un'icona dell'alpinismo

Riccardo Cassin, icona dell'alpinismo, si è spento il 6 agosto nella sua casa ai Piani Resinelli, nei pressi di Lecco. IL 2 gennaio scorso, al raggiungimento del centesimo anno di età, la città gli aveva dedicato una nutrita serie di iniziative Cassin era nato in una famiglia umile: il padre Valentino, costretto ad emigrare in Canada, aveva trovato la morte a 29 anni in un incidente in miniera nel novembre 1913. Rimasto orfano e senza il fondamentale sostegno finanziario del padre, Cassin trascorre la sua infanzia con la madre vedova e la sorella minore nella casa del nonno materno nei pressi del fiume Tagliamento, proprio nei luoghi dove imperversa la Grande Guerra. Dal 1926 vive a Lecco e, dopo una iniziale esperienza come pugile, intorno al 1930 si forma come alpinista sulle guglie della Grigna. Certamente è stato una delle figure più importanti dell'alpinismo dell'epoca del VI grado, prima della seconda Guerra Mondiale. Probabilmente la lista delle sue prime ascensioni non ha eguali, avendo risolto, grazie alla sua tenacia e decisione, i maggiori problemi alpinistici dell'epoca, sia sulle Dolomiti che sulle Alpi Occidentali. Il 1934 e il 1935 sono gli anni del grande alpinismo dolomitico di Cassin. Nel 1934 compie la prima ascensione delle parete SE della Cima Piccolissima di Lavaredo. L'anno dopo, dopo aver ripetuto la grande via Comici-Benedetti sulla parete NO della Civetta, scala il fantastico spigolo SE della Torre Trieste e, con Vittorio Ratti, apre una via di estremo ardimento sulla parete N della Cima Ovest di Lavaredo, impresa ambitissima dopo che nel 1933 gli ampezzani Angelo e Giuseppe Dimai e il triestino Emilio Comici avevano superato la parete N della vicina Cima Grande.
Nel 1937, Cassin sposta la sua attenzione sul granito delle Alpi Centrali. In tre giorni, funestati dal maltempo, compie la prima salita dell'enorme parete NE del Pizzo Badile con Ratti, Esposito e la cordata dei comaschi Molteni e Valsecchi, che moriranno di sfinimento lungo la discesa. Anche questa via oggi è famosissima e frequentemente percorsa. Per tale impresa il Coni assegnò a Cassin la medaglia d'oro al valore atletico nel 1938. Probabilmente la sua impresa più importante, e pietra miliare dell'alpinismo, è quella compiuta nell'agosto 1938 nel massiccio del Monte Bianco. Con Tizzoni ed Esposito, compie, infatti, la prima salita dello sperone Walker della parete N delle Grandes Jorasses. Per Cassin, prima della guerra, vi sarà ancora il tempo per aprire un altro importante itinerario nell'area del Monte Bianco, nel 1939 sulla parete settentrionale dell'Aiguille de Leschaux. Il dopoguerra vede Cassin impegnato soprattutto come organizzatore e capo-spedizione. Dopo l'inspiegabile esclusione dalla spedizione nazionale al K2 capitanata da Desio, (« Cassin in realtà fu lasciato a casa in seguito a discussi esami medici, favorendo così la maggior gloria del professor Desio »), nel 1958 guida la spedizione che porta sul Gasherbrum IV Walter Bonatti e Carlo Mauri. Nel 1961 capeggia una spedizione al Mc Kinley in Alaska, che porta alla scoperta dell'immensa parete s della montagna e all'arrivo in vetta di tutti i membri della spedizione. Nel 1975 guida la spedizione alla parete S del Lhotse, a cui partecipa anche Reinhold Messner, che viene però respinta dal maltempo. Nel 1987, a 78 anni di età, Cassin ripete la sua salita al Badile di mezzo secolo prima, impresa che lo aveva consacrato tra i più forti alpinisti del Novecento. Riccardo Cassin è anche stato imprenditore nel campo della produzione di chiodi da scalata, e autore dei libri Dove la parete strapiomba (1958), e Capocordata, la mia vita di alpinista (2001).

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