martedì 5 maggio 2009

Un sistema satellitare su una guglia dolomitica famosa. Perché non cada.

Dall'estate 2006, un sofisticato sistema satellitare, agganciato qualche metro sotto l'angusta cima della Torre Inglese nel gruppo delle Torri d'Averau, controlla il pinnacolo per anticiparne possibili incrinature e crolli, e magari salvarlo dalla malinconica fine della “sorellina” Trephor, che si schiantò d'improvviso al suolo nella primavera 2004. Quinta delle guglie visibili da Cortina e caratteristica per la sua forma a corno, la Torre Inglese è alta 53 m, e ha una storia breve, ma singolare. Fu salita per la prima volta da SE dal britannico G.W. Wyatt con le guide di Cortina Angelo Maioni Bociastorta e Sigismondo Menardi de Jacobe. Correva l’estate del 1901, e - dopo la Grande - l’Inglese fu la seconda torre d’Averau ad essere salita. Nel 1924 Severino Casara apportò una breve variante alla via originaria, salendo la paretina dove oggi di solito si scende. Il 28.6.1936 Gino Soldà, di passaggio a Cortina, superò da solo il breve ma difficile spigolo E. Durante la guerra, il 23.9.1941, M. Borgarello e R. De Toni scalarono la gialla parete O (già discesa a corda doppia trent'anni prima). Ultimo a cadere fu lo spigolo S, salito da Fenti e Pellegrinon nel 1960. La via però non pare accreditata, poiché si hanno reperti fotografici della salita ben anteriori al 1960. Oggi l’Inglese è una delle torri più visitate della zona, sia per la brevità ed eleganza della salita (III grado), sia per l'ottima roccia. Ne raggiunsi la vetta per la prima volta nell'estate 1975, guidato dallo Scoiattolo Luciano Da Pozzo. Il 4.4.1976, sull'Inglese compii da capocordata la prima di una serie di salite, un paio delle quali anche in solitaria.

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