Il volume di Danilo De Martin e Roberto Tabacchi Val Montina - Un’area wilderness intrisa di storia (Cortina d’Ampezzo, giugno 2008, pp. 132 con fotografie in bianco e nero ed a colori) impreziosito da più di 150 immagini di animali, boschi, fiori, montagne, opere industriali, paesi ed uomini che rendono le pagine molto accattivanti, descrive nel modo più esaurientemente possibile una valle montuosa del Cadore, posta in Comune di Perarolo e nota per l'ambiente aspro, severo e in pratica ancora incontaminato, ma poco nota anche agli stessi cadorini. Le caratteristiche uniche della Val Montina, tributaria in sinistra orografica del Canal del Piave, che da Macchietto s’incunea per oltre 1000 metri di dislivello fino ai confini con il Friuli, l’hanno promossa qualche anno fa - prima in tutta la catena alpina – ad “area wilderness“ di tutela integrale, evidenziandone l’eccezionale valore ambientale, botanico e faunistico e dei pochi tragitti che ne permettono la visita anche all’escursionista medio. Del lavoro di De Martin e Tabacchi risulta interessante anche la parte storica, che analizza il territorio del Comune di Perarolo, popolato oggi solo da 300 anime, che in passato si fece conoscere per molte cose: ricordiamo l’epopea del Cidolo e della fluitazione del legname, il lavoro sui magri pascoli e nei boschi e la produzione di carbone vegetale per alleviare le misere condizioni di vita del Canal del Piave, la visita della Regina Margherita. La narrazione si completa con la storia della centrale idroelettrica, costruita allo sbocco della valle negli anni ’50 e sommersa dall’alluvione del 1966, e di Luigi Zampolli, che ne fu il custode e nume tutelare. Portandoci ai nostri giorni, il lavoro dà conto anche di quel capolavoro tecnologico che è il “Ponte Cadore“, dal quale persino l’automobilista più distratto non può non notare lo sbocco della valle, dove l’uomo, in epoche ormai lontane, operò un parziale sfruttamento, ma dove oggi la natura torna prepotentemente in possesso di quanto le appartiene. Con questo lavoro gli autori, già distintisi per altre pubblicazioni fotografiche sul Cadore, esprimono un autentico atto d’amore per un territorio e un’isola ambientale che, nonostante tutto, fino ad oggi sono riusciti a conservare peculiarità che ne fanno un unicum prezioso. In conclusione, crediamo che siano ancora pochi gli escursionisti che conoscono la Val Montina per averne seguito i non facili sentieri, che convergono al bivacco “Sergio Baroni“, inaugurato il 10.10.1976 dalla Sezione di Venezia della “Giovane Montagna“ al posto della diruta Casera Alta di Bosco Nero, sotto il Duranno. A costoro, che già sanno, e a chi non conosce una valle dolomitica paradigmatica per la tutela ambientale alpina e simbolo della situazione ideale per il mantenimento di uno stato di selvaggità e solitudine a beneficio spirituale degli uomini, e vorrà avvicinarsi ad essa col rispetto che la sua condizione esige, questa nuova pubblicazione avrà senz’altro molto da raccontare. Leggetela!
1 commento:
Gentilissimo Ernesto,
seguo "Ramecrodes" da quando l'ho scoperto. In particolare, da quando utilizzo quelle infernali quanto utili e comode tecnicaglie chiamate RSS, riesco a seguire le "novità" scritte nella rete quando sono tali, e cioè al momento della loro uscita. Così ieri sera, quando ho attivato il mio lettore rss, ho visto che su Ramecrodes c'era qualcosa di nuovo. In qualità di co-autore la sorpresa è stata poi doppia quando ho scoperto che il nuovo articolo aveva per tema il libro "Val Montina".
Seguo Ramecrodes perché la ritengo una figura autorevole ma, proprio per questo, mi ha colto subito una "umana" apprensione in relazione a ciò che avrei letto nel seguito dell'articolo. Apprensione subito stemperata dalla fin tropppo buona accoglienza che ha riservato al nostro libro e per la quale, anche a nome di Roberto Tabacchi, la ringrazio di cuore.
La seguo in silenzio, come molte altre persone, ne sono convinto, perché alle cose che scrive non si può affiancare un commento "banale" o quantomeno superficiale. Qualche giorno fa, al compimento di un anno di vita del blog, si chiedeva pubblicamente se valeva la pena continuare a scrivere. Per quel che conta il mio pensiero, senza alcun dubbio, credo proprio di sì.
A questo punto non mi resta che augurarle Buone Feste e, soprattutto, "Buon blog 2009".
Danilo De Martin
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