Nei secoli passati, tra i marebbani e gli ampezzani vi furono lunghi ed aspri litigi per il possesso dei pascoli di Rudo de Sora (oggi Fodara Vedla) e Fosses. Né accordi pacifici né sentenze giudiziali riuscirono mai a porre fine alle contese, finché - stanchi del lungo combattere (così narra la tradizione popolare) – i marebbani accettarono una proposta formulata dagli abitanti d’Ampezzo. Quattro uomini d'Ampezzo furono incaricati di sollevare e smuovere uno smisurato sasso giacente sul loro territorio; là dove fossero stati costretti a deporlo, perché oltre non riuscivano a portarlo, sarebbe stato fissato il confine fra le due comunità. Gli abitanti di Marebbe, resisi conto che per sollevare il macigno sarebbero sicuramente occorse le forze di almeno cento uomini, ritenevano di avere perso la sfida già in partenza: ma s’ingannarono. Con indescrivibile raccapriccio, videro i quattro ampezzani che sollevavano l’immenso blocco di roccia con sforzi sovrumani e lo portavano con facilità lungo i pascoli. L’avevano ormai trascinato abbastanza lontano, quando all’improvviso una britèra di Marebbe esclamò piangendo: “Nel nome del Signore, ci prendono tutta l’alpe!” Nel medesimo istante, il macigno rovinò addosso ai portatori, che rimasero schiacciati e sepolti: di loro, inspiegabilmente, non si rinvenne più alcuna traccia. Con l’invocazione della pia donna di Marebbe era stato possibile vincere la forza degli spiriti maligni, giacché unicamente con il loro aiuto si sarebbe potuto smuovere l’enorme macigno dal luogo dove giaceva da secoli. Scrisse il sacerdote Trebo che ancora decenni dopo, venivano mostrati ai passanti quattro grandi cirmoli, cresciuti successivamente sul luogo dell’accaduto, quasi fosse un segno della Provvidenza.
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