mercoledì 10 novembre 2010

Il mio eremo

Nei momenti di maggior tensione che pervadono sempre di più la nostra epoca, ognuno di noi aspirerebbe a scovare un luogo nel quale rifugiarsi e isolarsi, sfuggendo alle storture e ai pericoli per la salute del corpo e dello spirito, che riempiono ormai la vita. Con un pizzico d'ironia, già qualche anno fa andavo dicendo che, qualsiasi cosa accadesse, se dovessi scegliere un luogo nella valle d’Ampezzo in cui rifugiarmi, l’avrei già individuato. Si tratta delle tre piccole caverne affiancate, distinguibili dalla Strada d’Alemagna nei pressi del ponte sul Ru de r’Ancona ma al tempo stesso remote, che bucano l’accidentata e misteriosa dorsale alberata e baranciosa che scende dal crinale Croda de r'Ancona - Ra Ciadenes sulla strada, sul versante sinistro orografico del Ru de r’Ancona. Le caverne, allineate su una cengia e scavate dagli Austriaci nella Grande Guerra per alloggiarvi un presidio dal quale esercitare un controllo infallibile sulla prima linea italiana, si avvicinano con un sentiero sempre più evanescente, anche se segnato con radi bolli rossi, ripassati forse dal samaritano (pare che oggi si sia redento) il quale, qualche anno fa, si divertiva a spennellare gli angoli più segreti della Croda Rossa. La traccia parte dalla strada poco dopo il ponte, e s’inerpica per la costa baranciosa, fino ad incrociare le tracce che dai Zuoghe raggiungono il Busc e la Croda de r’Ancona. L’ho percorsa alcune volte, sempre fuori stagione perché il versante è abbastanza ben esposto al sole, e in primavera ed autunno fa meno caldo. L’isolamento del luogo è alto, l’atmosfera che lo pervade è quanto di più selvaggio si potrebbe sperare, e per questo - nella fantasia - penso che rifugiarsi là in alto vorrebbe dire uscire veramente dal mondo. Certo, ci vorrebbero acqua, magari qualcosa per difendersi (dall'orso ...), coperte, abiti, viveri e tutto quello che la vita moderna ci ha ormai abituato a possedere, ma le caverne di Ra Ciadenes potrebbero costituire il mio eremo ideale!

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