martedì 11 maggio 2010

Una Maria Majoni nel cinema (di montagna)

Qualche tempo fa, la segnalazione della collega giornalista Mafalda Vignali, venuta per caso in possesso di una cartolina con la citazione di un film, “The white hell of Piz Palü”, in cui appariva il nome di Maria Majoni, di chiara matrice ampezzana, mi spinse a svolgere un'indagine fra le fonti a disposizione. La filmografia dell’attrice-regista germanica Leni Riefensthal, scomparsa ultracentenaria nel 2003, confermò quanto pensavo. Il film in questione è “Die weisse Hölle vom Piz Palü” (1929), diretto da Arnold Fanck per le scene documentaristiche di natura e sport, e da Georg Wilhelm Pabst per quelle a soggetto, apparso in Italia nel 1930 col titolo di “La tragedia di Pizzo Palù” e rifatto una terza volta, in versione sonora, nel 1935. Nel film, ambientato sui ghiacci del Bernina, la protagonista femminile (interpretata dalla Riefenstahl, al tempo ventisettenne) si chiamava Maria Majoni, ed era legata allo scalatore Johannes von Krafft, che moriva in un incidente alpinistico. Il succo dell'indagine consisteva nel capire se Fanck, autore con Ladislaus Vajda del soggetto e della sceneggiatura del film, avesse ricavato lo spunto per il nome e le caratteristiche della protagonista, da una persona reale. Allora giungevo alla conclusione, e anche oggi non mi sento di correggerla, che la figura della giovane poteva legarsi ad una donna ampezzana; ad esempio, Maria Majoni "dei Bote" (classe 1902, dunque coetanea della Riefenstahl), scomparsa anch'essa ultra centenaria, o – più vicino a chi scrive, per ragione di parentela – Maria Majoni "Coleta" (1911-2001). Al tempo, le Marie in questione avevano 27 e 18 anni: poiché Fanck era passato già nel 1924 in Ampezzo a riprendere fra le Cinque Torri e il Falzarego alcuni fotogrammi per “Der Berg des Schicksals“ (“La montagna del destino”), forse nell’occasione aveva conosciuto una fanciulla (o, più difficilmente, entrambe?), memorizzandone il nome. Non è facile inquadrare in modo preciso il problema, comunque un dettaglio trascurabile nella storiografia del cinema del '900. Sia come sia, a me è rimasta la soddisfazione che alla fine, qualche elemento in più per decifrare l’enigmatica cartolina lo avevo trovato.

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