sabato 20 marzo 2010

Vero o falso?

"Contrariamente a quanto riportano le cronache alpinistiche, i conquistatori della Gusela de Padeon, il caratteristico risalto cupoliforme ben visibile dalla Strada d’Alemagna nei pressi di Ospitale, che fiancheggia la solitaria Val Pomagagnon, non furono i carinziani della famosa “Compagnia della Scarpa Grossa”. Von Glanvell e von Saar si erano infatti attribuiti la prima salita della guglia, effettuata il 28 luglio 1900 nel corso di una fortunata campagna alpinistica sul Pomagagnon. In realtà, la conquista della guglia , misera cosa arrampicatoriamente parlando ma storicamente significativa, va attribuita ad un cacciatore ampezzano, Andrea Cortese, della famiglia dei “Zen”. Il ventitreenne calzolaio Andrea, secondo quanto narra un cartiglio ripescato negli anfratti di una vecchia casa, sarebbe salito in cima alla Gusela o Bujela (“la Gusella, il monte che fa la guardia alla valle del Po Magagnon”) addirittura il 22 ottobre 1833, trent’anni prima che a Cortina iniziasse ufficialmente l’epopea dell’alpinismo. Cortese giunse lassù da solo inseguendo un camoscio, trovò “non pochi perigli, essendo le roccie in taluni punti ricoperte di fine ghiaccia”, ma riuscì a bloccare il povero ungulato e a portare a casa una riserva di carne da riporre in soffitta per l’inverno. Il cacciatore morì assai giovane, di “angina pettorale”, il 9 dicembre 1852: era figlio unico, celibe e senza discendenti e la memoria della prima salita alpinistica ufficiale d’Ampezzo si perse con lui. Ora ne è stata fortunosamente ritrovata la notizia, di cui facciamo memoria al fine di correggere la cronaca, che attribuisce a Checo da Meleres, Angelo Deo e Paul Grohmann il primo successo sulle nostre montagne”. Purtroppo però, questo racconto è soltanto frutto della fantasia di chi scrive! Mi piacerebbe emendare la storia alpinistica d’Ampezzo in tal senso, e con molta probabilità qualcosa di simile sarà anche accaduto, ma carte e documenti del genere sopra riportato non ne ho mai rinvenuti. La mia speranza, in ogni modo, non muore mai.

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