lunedì 15 febbraio 2010

Scusate il tono critico: prima di scrivere un libro sui rifugi non sarebbe meglio controllarli bene tutti, sentieri d'accesso compresi?

Nella primavera 2009 è uscita, in allegato ad un noto quotidiano, la "Guida ai Rifugi delle Dolomiti in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige", edita da Dario De Bastiani. Sono 201 pagine con numerose foto a colori; si tratta di una nuova guida ai rifugi e bivacchi delle Dolomiti trivenete, definita come "guida sicura al piacere della vita in montagna" e scritta da Renato Zanolli, autore di varie altre pubblicazioni sul tema. Senz'altro ben realizzato, maneggevole e accattivante, il volume illustra con altrettante significative immagini 180 rifugi censiti nelle tre regioni contermini, e risulta anche utile, se usato con beneficio d'inventario: si potrebbe, infatti, organizzare una caccia al tesoro, per estrarne i numerosi refusi che si nascondono nelle duecento pagine. Soltanto per esemplificare: già in bibliografia si trova il nome dell'amico Armando Scandellari tramutato in Antonio; il volume cita poi un bivacco fisso che non esiste più dal 1991, quando fu spazzato via da una valanga; un altro rifugio a lato di una strada di grande traffico, sarebbe ancora gestito da una guida alpina scomparsa un paio d'anni fa nel lago di Arsié; il nome del Rifugio Nuvolau, immutato dal 1919, è stato promosso a “Rifugio Forcella Nuvolau”; dal Passo Tre Croci al Rifugio Sonforca sono richieste 2,40 ore di cammino, quando ne basta una sola. Numerosi errori di quote, refusi e ingenuità narrative, il lettore potrà scoprirli durante la lettura. Questa guida segue di due anni “Rifugi della Provincia di Belluno”, curata da Carlo Avoscan e Fabrizio Francescon, un esempio nella compilazione di guide, il più possibile precisa, scarna e schematica ma completa. Qualche anno fa lavorai sodo col CAI Cortina per verificare dati, notizie, numeri dei sentieri, numeri telefonici dei rifugi della conca d'Ampezzo e contribuire alla maggiore esattezza possibile della guida "Dolomiti della Val del Boite" di Camillo Berti, ritenendo che solo i dati citati con serietà siano utili ad una frequentazione sicura della Montagna. Quest'ultima guida inserisce in bibliografia antecedenti pregiati, ma è stata usata troppo spesso la tecnica del “copia e incolla” ed è mancato il controllo delle bozze, necessario perché gli escursionisti possano avventurarsi in sicurezza e tranquillità fra le Dolomiti. Chiudo con una domnda: fino a che punto è giusto far circolare pubblicazioni approssimative, e quanto bene può fare al turismo alpino?

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