martedì 30 giugno 2009

Torre Inglese, un laboratorio per il futuro

Sabato 27 giugno ho finalmente visto, dal basso, il ricercato sistema satellitare posto nel 2006 in vetta alla Torre Inglese, nel gruppo delle Torri d'Averau. L'apparecchio ha un fine scientifico: controllare il pinnacolo per anticiparne possibili crolli e prevenire un'eventuale fine triste come quella della “sorella” Trephor, schiantatasi d'improvviso al suolo nel maggio 2004. La quinta delle guglie d'Averau visibili da Cortina, caratteristica per la sua forma a corno, è alta 53 metri ed ha una storia succinta ma interessante. Fu conquistata dal lato S.E. da G.W. Wyatt, con le guide Angelo Maioni e Sigismondo Menardi. Era l’estate 1901, e - dopo la Grande - l’Inglese era la seconda guglia d’Averau ad essere salita. Nel 1924 il giovanissimo Severino Casara apportò una variante alla via originaria, salendo la paretina dove di solito si scende a corda doppia. Il 28 giugno 1936 Gino Soldà, di passaggio a Cortina, superava in solitaria lo spigolo E, e durante la guerra, il 23 settembre 1941, M. Borgarello e R. De Toni scalavano la gialla parete O (già scesa a corda doppia nel 1912). Da ultimo, cedette il fotogenico spigolo S, ascritto nel 1960 a Vittorio Fenti e Bepi Pellegrinon. Quest’ultima via però non pare accreditata, poiché esistono testimonianze fotografiche di alpinisti sullo spigolo anteriori al 1960. Oggi la Torre Inglese è molto visitata, per la breve ed elegante salita su roccia solida. Chi scrive vi si cimentò per la prima volta nell'estate 1974, guidato dallo Scoiattolo Luciano Da Pozzo, e il 4.4.1976 vi compì da capocordata la prima di una buona serie di ascensioni, fra le quali anche una solitaria.

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