domenica 19 aprile 2009

Mosca e la sua Punta ... che non raggiungemmo mai!

Anni fa, galvanizzati dai suggerimenti di Luca Visentini nel suo libro sul Cristallo, salimmo in Val Popena Alta per tentare la Punta Mosca, uno degli alti e remoti satelliti del Cristallino di Misurina. La relazione prometteva una salita abbastanza semplice, per quanto molto lunga e con un notevole dislivello dal fondovalle. Non saprei dire esattamente dove sbagliammo, ma ricordo che arrivammo molto in alto, su una cresta ghiaiosa dove stava infisso un enigmatico palo di legno, e lì ci arenammo, per l’ora avanzata ma soprattutto per la rabbia di non riuscire ad intravedere il resto di una via alla nostra portata. Non credo che tornerò più a curiosare intorno alle punte (Clementina, Elfie, Mosca e Ilde), che occhieggiano ai passanti sulla Strada d'Alemagna fin dal Lago di Dobbiaco. Mi è rimasta però una curiosità storica: sapere qualcosa di più sulla guida auronzana che per primo salì e battezzò quella cima, tale Giovanni Frigo Mosca. Per caso, dalla bacheca delle guide alpine d’Auronzo e dal cippo che lo ricorda sulla strada fra Carbonin e Misurina, ho saputo che nacque nel 1856, visse per molti anni nella Casera Mosca in Val Popéna Bassa, fu guida dalla fine dell’Ottocento, nel 1903 aprì una via sulla parete sud della Cima Grande di Lavaredo (il “Camino Mosca” con Emil Stűbler). In epoca imprecisata, Frigo salì la "sua" Punta da solo e durante la Grande Guerra fu internato in Sicilia perché – abitando vicino al confine di Stato - era sospettato di chissà quali connivenze con gli Austriaci. Laggiù, tra limoni e fichi d’India, splendidi ma troppo diversi dalle creste e dalle guglie del Cristallino di Misurina, che conosceva a menadito, pare che il povero Mosca abbia dato di matto. Tornato in patria morì, comunque piuttosto anziano. Non so moltissimo di queste importanti, ma minori figure dell’alpinismo cadorino, surclassate da altri scalatori più noti, ma ugualmente interessanti per l’evolversi della storia dolomitica. Se fossimo riusciti a salire l'ardita Punta Mosca, credo che mi sarei attivato per saperne di più sul suo solitario vincitore: sarà magari per la prossima Punta…

2 commenti:

Riccardo ha detto...

Caro Ernesto, dopo lungo tempo che seguo il tuo blog con estremo interesse, ho deciso di scriverti. La scorsa estate il mio amico Paolo ed io, con il supporto del libro di Visentini, abbiamo deciso di visitare la zona di Punta Mosca e Punta Ilde.
L'obiettivo è di raggiungere la forcella che le divide e, se riusciamo, salirle tutte e due. Viste le scarissime informazioni che abbiamo sul luogo, non abbiamo idea se siano alla portata di noi primogradisti. Le probabilità di riuscita sono tutto sommato basse, ma mentre saliamo, in cuor mio continuo a sperare nella riuscita. Questo pensiero mi accompagna per tutta la notevole salita. Bellissimi i luoghi che si attraversano: panorami notevoli e isolamento assoluto, abbinati ad un percorso non difficilissimo da individuare e senza rischi (faticoso sì, ma cosa importa...)
Appena arriviamo alla suddetta forcella, ci rendiamo subito conto che Punta Mosca è al di là della nostra portata. Non indugiamo neanche un minuto: la parete che ci sovrasta è troppo difficile, lunga ed esposta (il secondo grado è troppo per per noi). Avevamo letto in precedenza questo blog e subito anche noi sentenziamo "Mosca e la sua punta... che non raggiungemmo mai".
E così decidiamo di di salire solo la più modesta punta Ilde. D'altra parte punta Ilde è solo pochi metri più alta della forcella, e da essa ci separa una facile paretina (comunque al limite delle nostre capacità), che tosto affrontiamo. In breve siamo in vetta, su una punta che alpinisticamente è meno significativa di Punta Mosca, ma alla fine cosa ci interessa: abbiamo evitato difficoltà oltre la nostra portata e abbiamo comunque scoperto una zona nuova e selvaggissima, con bei panorami e incredibili viste sulle quinte rocciose del Cristallino e del Piz Popena.
In vetta abbiamo lasciato un vasetto di vetro che contiene alcuni foglietti di carta ed una matita. Se i fulmini non lo distruggeranno, rimarrà come libro di vetta per questa punta. Avrà di sicuro poche firme, e forse chi arriverà in cima si chiederà se una punta effettivamente minore meriti un libro di vetta... Anche noi ce lo siamo chiesti, ma mentre non riuscivamo a trovare una risposta razionale, il nostro cuore ci diceva di lasciarlo. E così abbiamo fatto.

furand@alice.it ha detto...

Gianni 30.9.2014 Il libretto è ancora nel vaso di vetro con poche firme sino al 2013 e solo quella di mio nipote Federico e la mia nel 2014. Personalmente avevo raggiunto Punta Mosca e Punta Ilde nel 1995 e nel 1996.
E' una splendida gita, faticosa, con qualche difficoltà di orientamento, ma tecnicamente facile.