mercoledì 25 marzo 2009

Sessantasette anni, eppure scalava ancora le montagne. Ricordo di Piero Mazzorana

Anni fa, scrissi sulla “Rivista Cortina” che, statisticamente, sono molte le guide allpine ampezzane che hanno svolto il loro mestiere per più di tre, spesso più di quattro decenni, e dell’alpinismo hanno fatto una ragione di vita, insegnando sino ad età avanzata l’amore per la montagna a migliaia di persone. Fuori del circondario ampezzano ci sono comunque anche altre guide che hanno arrampicato fino a tarda età, traendo dalle scalate le stesse emozioni e lo stesso piacere provato nel fulgore della carriera. Cito quattro casi: Valerio Quinz, classe 1928, attivo sui monti sino al 2002 e scomparso quasi un anno fa; Alziro Molin, classe 1932, che fino a dieci anni fa apriva ancora vie su cime disertate; Natale Menegus, scomparso a settant'anni il 3 maggio scorso durante una scialpinistica, e Piero Mazzorana, bella figura della storia dolomitica. Salito da Longarone ad Auronzo appena ragazzo, fu guida dal 1936: fino al 1949, quando rilevò la gestione del Rifugio Auronzo alle Tre Cime , che tenne per un quarto di secolo, aprì una settantina di vie sulle Dolomiti, tra cui sessanta soltanto sui Cadini di Misurina, dove quasi ogni punta ha il timbro “Mazzorana”, e diverse sono molto conosciute. Il 4 settembre 1977, sulla Punta Col de Varda che avevamo salito per la Via Comici-del Torso, trovammo in un barattolo un biglietto di Piero Mazzorana, salito da solo per la divertente “Via obliqua” sulla stessa parete, tre giorni prima. Mazzorana aveva purtroppo ancora pochi anni da vivere, giacché morì a settant'anni nel 1980. Mio padre me lo aveva presentato al Rifugio Auronzo intorno al 1970, e ricordo bene una figura alta e massiccia di alpinista, che arrampicò per mezzo secolo ed ancora oggi rimane nel ricordo per tante belle vie sulle crode intorno alla sua Misurina.

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